Una svolta nella decodifica dei segnali cerebrali potrebbe essere il primo passo per aiutare i soldati a comunicare senza dover parlare ad alta voce durante le operazioni militari. Una nuova ricerca ha separato “con successo” i segnali cerebrali che influenzano il comportamento e le azioni da quelli che non lo fanno, secondo la pubblicazione C4ISRNET, che copre le tendenze emergenti nella tecnologia della guerra militare.
Finanziato dall’ufficio di ricerca dell’esercito degli Stati Uniti, lo studio ha utilizzato un algoritmo e una matematica complessa per identificare quali segnali cerebrali dirigevano il movimento, o segnali rilevanti per il comportamento, e quindi sono stati in grado di rimuovere quelli più stagnanti non correlati al comportamento.
Nell’esperimento, i ricercatori hanno monitorato i segnali cerebrali di una scimmia mentre raggiungeva ripetutamente una palla. I ricercatori sono desiderosi di sviluppare ulteriormente le loro scoperte al punto che una macchina potrebbe fornire un feedback al cervello dei soldati, dando loro l’opportunità di intraprendere “azioni correttive” prima che accada qualcosa, una caratteristica che un giorno potrebbe proteggere la salute del personale di servizio.
Un esempio di questo è la macchina che calcola se il cervello di un soldato è stressato o stanco, prima che il cervello invii i segnali che lo rendano consapevole di esserlo, in modo che possano fare una pausa senza stancarsi eccessivamente. Basandosi sui risultati, un altro potenziale vantaggio per i militari potrebbe essere che il cervello e i computer comunichino attraverso i segnali cerebrali, consentendo ai soldati di parlare in silenzio attraverso le loro onde cerebrali mentre sono sul campo.
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