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Ormai le prove di quanto la qualità del sonno sia collegata alla salute soprattutto del cervello sono particolarmente tante. Un nuovo studio ha sottolineato tale collegamento andando però a individuare nello specifico tre problemi del dormire con il rischio di sviluppare forme di demenza. Appena 10 anni dopo la comparsa di questi problemi, la possibilità di sviluppare questi rischi è alta.
In particolare, l’uso di farmaci specifici per il sonno e l’incapacità di addormentarsi in poco tempo una volta coricati sono due dei problemi più presi in considerazione. I risultati arrivano dopo l’analisi dei dati di oltre 6.000 individui al di sopra dei 65 anni. A tutti questi inizialmente nessuno aveva diagnosi che riguardavano la sfera della demenza.
Le parole dei ricercatori: “Dopo aver letto la letteratura esistente, sono stato sorpreso di vedere risultati contrastanti sulla relazione tra sonno e demenza, quindi ho deciso di indagare su questo argomento. Ci aspettavamo che l’insonnia da inizio del sonno e l’uso di farmaci aumentassero il rischio di demenza, ma siamo rimasti sorpresi di scoprire che l’insonnia da mantenimento ha ridotto il rischio di demenza. Concentrandosi sulle variazioni dei disturbi del sonno, i nostri risultati possono aiutare a informare i cambiamenti dello stile di vita che possono ridurre il rischio di demenza.”
Negli individui che hanno mostrato i problemi a prendere sonno una volta a letto e chi prendeva troppi farmaci il rischio successivo di sviluppare demenza era più alto del 51%. Al tempo stesso però i ricercatori hanno notato una riduzione del 40% in un gruppo di persone. Chi tende a svegliarsi durante il sonno, anche a più riprese, non sembra causare danni al cervello, probabilmente secondo i ricercatori, a causa del mantenimento attivo delle funzioni cognitive.
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