Una degli aspetti che si conosce da tempo sulla permanenza dell’uomo nello spazio è che cambia la morfologia del corpo; gli effetti si sono visti particolarmente in una coppia di gemelli dove uno era stato per diversi mesi nello stazione spaziale mentre l’altro no. Un aspetto che invece si era meno studiato era l’effetto sul cervello degli astronauti.
Uno studio pubblicato pochi giorni fa e condotto da scienziati tedeschi, belga e russi hanno voluto scoprire tali cambiamenti. Hanno analizzato il cervello di 10 cosmonauti prima e dopo la loro permanenza in orbita e il risultato è stato che hanno trovato cambiamenti significativi in entrambe le “materie” che formano il cervello, quella bianca e quella grigia.
Prima di ogni missione sono state fatte delle risonanze magnetiche al cervello di ogni cosmonauta. Sono poi state rifatte al ritorno di quest’ultimi da missioni di volo verticale della durata di 6 mesi in media; sono state fatte con una distanza di 9 giorni dal ritorno. L’età media dei soggetti era di 44 anni. Gli scienziati si sono concentrati sue tre aspetti fondamentali ovvero il volume della materia grigia, il volume di quella bianca e anche il volume del liquido cerebrospinale.
Quella grigia si è ridotta a seguito dei viaggi, ma gli esami hanno dimostrato che si era ritirata solo temporaneamente. La sostanza bianca al contrario ha mostrato cali più significativi e sembrerebbe anche permanenti, o semplicemente molto più duraturi. Il volume del liquido cerebrospinale invece mostrava cambiamenti diversi a secondo della situazione. A volte aumentava in alcune parti e diminuiva in altre, in alcune tornava ai livelli normali mentre in altre continuava ad aumentare.
Questi cambiamenti sono stati registrati e il prossimo passo dei ricercatori è capire se questo ha un effettivo effetto sulle attività cognitive e quant’altro.
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