News

Ecco come lo spazio influenza il cervello degli astronauti

Un nuovo studio rivela che cosa la lunga permanenza nello spazio provoca sul cervello dell’essere umano, tra gli effetti collaterali sembrerebbe esservi un lieve peggioramento della vista. Ma può essere un eseguo prezzo da corrispondere se in cambio si ottiene un miglioramento delle proprie abilità motorie.

 

Le immagini 3D del cervello degli astronauti

Lo studio è stato condotto eseguendo delle scansioni del cervello di otto cosmonauti russi, dopo che avevano trascorso dei lunghi periodi nello spazio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Le scansioni sono state eseguite con una particolare risonanza magnetica che produce delle immagini in 3D del cervello umano.

Dall’analisi delle scansioni è emerso un aumento nella quantità di tessuto del cervelletto, ovvero quella zona del nostro cervello dove risiedono le nostre capacità di equilibrio, coordinazione e postura. Questo aumento di tessuto potrebbe dunque significare un aumento nelle capacità motorie.

Ma per questo c’è un prezzo da pagare. Se da un lato gli astronauti potrebbero risultare più bravi ad andare in bicicletta, dall’altro potrebbero aver bisogno degli occhiali per farlo. Da quanto risulta dalle scansioni infatti, la permanenza nello spazio potrebbe provocare un peggioramento della vista, soprattutto da vicino.

Secondo lo studio questo cambiamento potrebbe anche essere permanente, o quantomeno di lunga durata. I test sono infatti stati eseguiti dopo diversi mesi che gli astronauti erano rientrati sulla Terra. Nonostante si aspettassero di registrare qualche cambiamento subito dopo il rientro, sono rimasti sorpresi nel notare cambiamenti nel cervello anche a distanza di diversi mesi.

 

Stare nello spazio aumenta le nostre abilità ma peggiora la vista

A causare la perdita della vista potrebbe essere il diverso modo in cui i fluidi fluiscono all’interno del nostro corpo quando si è nello spazio. Sulla Terra infatti, per effetto della gravità, i fluidi corporei fluiscono verso il basso, mentre nello spazio essi fluiscono verso l’alto.

In condizioni di microgravità, anche il cervello si sposta verso l’alto facendo si che vi sia una ridistribuzione dei fluidi cerebrali. Secondo questo studio il fluido potrebbe accumularsi anche dietro l’occhio, provocando un gonfiore che compromette la vista. Si potrebbe dunque notare l’insorgere della sindrome neuro-oculare associata al volo spaziale, che comporta un abbassamento della vista soprattutto da vicino.

Ma sono ancora molti gli aspetti da chiarire. Non tutti gli astronauti infatti subiscono una perdita della vista al rientro dallo spazio o in alcuni casi si verifica solo ad un occhio o è totalmente recuperata dopo poco dal rientro.

Immagini: Immagine: Foto di skeeze da Pixabay

Valeria Magliani

Instancabile giramondo, appassionata di viaggi, di scoperte e di scienza, ho iniziato l'attività di web-writer perché desideravo essere parte di quel meccanismo che diffonde curiosità e conoscenza. Dobbiamo conoscere, sapere, scoprire e viaggiare, il più possibile. Avremo così una vita migliore, in un mondo migliore.

Recent Posts

Il peyote crestato gigante: una meraviglia botanica e culturale

Il peyote crestato gigante è un cactus senza spine noto per la sua rara crescita a forma di cresta, dovuta…

11 Gennaio 2025

Facebook e Instagram: tantissimi utenti vogliono cancellarsi

Nelle ultime settimane si è molto parlato dell'eliminazione del fact checking da parte di Meta, per quanto riguarda la pubblicazione di…

11 Gennaio 2025

Potere delle connessioni sociali nella terapia del disturbo borderline di personalità

Il disturbo borderline di personalità (DBP) è una condizione complessa caratterizzata da instabilità emotiva, relazioni interpersonali turbolente e una profonda…

11 Gennaio 2025

Latte: un bicchiere al giorno per ridurre il rischio di cancro

Negli ultimi anni il consumo di latte nell'alimentazione umana è diventato particolarmente discusso, soprattutto per l'impatto ambientale, ma anche per…

11 Gennaio 2025

Nuovo strumento genetico basato sull’IA rivoluziona la previsione delle malattie autoimmuni

L'intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando il panorama medico, e un recente sviluppo promette di migliorare significativamente la comprensione e la…

10 Gennaio 2025

Inquinamento da piombo e declino del QI nell’Europa romana: un legame storico

I Romani utilizzavano il piombo in una vasta gamma di applicazioni: dalle tubature idriche alle ceramiche, dagli utensili agli additivi…

10 Gennaio 2025