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Spazzatura per alcuni, tesoro per altri: la storia di un villaggio indonesiano

I paesi del cosiddetto primo mondo, un modo abbastanza in disuso per indicare le differenze tra nazioni a dire il vero, hanno pesanti problemi con la spazzatura. La produzione ha raggiunto livelli mai visti prima e di conseguenza anche i rifiuti abbandonati. Molti paesi in via di sviluppo hanno lo stesso problema, ma quest’ultimi tendono a liberarsi dell’eccesso in maniera poco amica dell’ambiente. Per fortuna le nostre leggi evitano un abbandono selvaggio, ma le alternative rimaste sono poche.

Una delle più utilizzate finora da molti paesi, anche europei, era quella di spedire i rifiuti in eccesso in alcuni paesi del sud-est asiatico, come l’Indonesia. Da quest’ultima arriva una storia molto interessante e significativa. In un villaggio chiamato Bangun la quasi totalità della popolazione basa la propria economia sul setaccio dei rifiuti. Oltre due terzi degli abitanti passano le giornate a fare una cernita della spazzatura con lo scopo di vendere bottiglie di plastica, involucri e bicchieri alle aziende locali.

 

Vivere di spazzatura

La testimonianza di Keman, un abitante di questo villaggio: “Ho tre figli: vanno tutti all’università. Tutto ciò è stato possibile grazie al mio duro lavoro di ricerca della spazzatura“. Ovviamente, come detto, non è l’unico che basa la sua esistenza su questo compito che potrebbe sembrare ingrato, ma che non lo è affatto.

Ogni giorno al villaggio arrivano fino a 40 autocarri che scaricano rifiuti in alcune zone, anche attaccate alle case stesse. A volte si formano montagne alte quanto i tetti delle case e sotto tutto questo sono nascosti dei veri tesori. Oltre a spazzatura riciclabile a volte trovano anche valute estere come banconote di euro, sterline o dollari.

Niente viene lasciato indietro. Se un materiale non risulta riciclabile allora viene venduto alle vicine fabbriche di tofu che lo usano come banale combustibile per le fornaci; non è che sia un concetto tanto diverso rispetto ai termovalorizzatori. In realtà però non è tutto oro quello che luccica visto che secondo gli ambientalisti l’Indonesia è il secondo più grande inquinatore marino dietro la Cina. Nei prossimi anni ci sarà un controllo maggiore di questi rifiuti e anche di quello che verrà portato all’interno del paese.

Giacomo Ampollini

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