Gli squali nel Mediterraneo sono a rischio, oltre la metà delle 80 specie lo sono. Il motivo? Sempre legato all’uomo, ma non come si può pensare. La causa non va ricercata nell’inquinamento delle acque, l’aumento delle temperature o il traffico marittimo, ma nelle nostre abitudini alimentare. La carne di queste specie finisce sempre più spesso sulle nostre tavole a nostra insaputa.
Spesso vengono presi di mira i ristoranti orientali, ma non è solo così che finiamo per mangiare per sbaglio la carne di squalo. Sia dai pescivendoli che nei supermercati si finisce per acquistare tale carne per ignoranza, non conoscendo in realtà il nome di quello che si acquista, ma anche a causa di frodi alimentari.
Per esempio, la verdesca, il palombo o lo smeriglio sono nomi di specie di squalo, non di qualche tipo di pesce. Tutto questo lo veniamo a conoscenza grazie al WWF e al giorno della consapevolezza per questi animali, lo Shark Awarness Day; era il 14 luglio.
Le parole di Giulia Prato, biologa marina e responsabile del Mare per WWF Italia: “Il Mediterraneo è una trappola per squali e razze di varie specie, alcune già a rischio di estinzione. È scioccante che le leggi vengano continuamente infrante con poche, se non nulle, conseguenze, e che gli strumenti già esistenti per migliorare la gestione della pesca non siano ancora usati efficacemente. L’estinzione anche di uno di questi predatori dal nostro mare sarebbe una tragica perdita. Ad oggi nessuno Stato mediterraneo, Italia inclusa, ha delineato un piano nazionale per la conservazione.”
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