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Il trapianto di cuore della Stazione Spaziale Internazionale

La prima posa del primo pezzo della Stazione Spaziale Internazionale risale a 21 anni fa, novembre 1998. Da allora si è allargata arrivando alle dimensioni che tutt’ora conosciamo. Al suo interno sono state portate nuove apparecchiature, ma alcune di quelle più importanti, quelle fondamentali, risalgono ancora ai primi periodi, tecnologia vecchia seppur affidabile. Teoricamente l’ISS dovrebbe continuare a funzionare fino al 2030, ma c’è timore che i computer alla base del tutto non possano raggiungere la data di scadenza prefissata.

Alcuni dei computer fondamentali per il corretto funzionamento della Stazione Spaziale Internazionale sono di costruzione russa, i Data Management System del modulo russo Zvezda. Sono necessari per le operazioni e un loro errore potrebbe portare a scenari realmente disastrosi tanto da mettere in serio rischio le vite degli astronauti. Col tempo, per evitare rischi del genere, sono stati aggiunti altri computer che lavorano in parallelo, ma la situazione non è delle più comode.

 

Il cuore della Stazione Spaziale Internazionale

Gli errori che sono stati registrati negli anni avvenivano principalmente nelle unità di memoria di questi computer. Ogni volta che ne se registrava uno, il computer in questione venivano staccato e inviato sulla terra per le riparazioni. Una situazione ingestibile, un inferno di logistica. Ad aggiungersi a questi problemi c’è il fatto che i pezzi di ricambi stanno finendo.

La soluzione? Aggiornare nel profondo le schede di questi computer, ma non sulla Terra, ma direttamente in orbita. Un intervento a cuore aperto, il cuore pulsante della Stazione Spaziale Internazionale. In realtà l’operazione è già avvenuta all’inizio dell’anno. Questi mesi sono stati usati per monitorare il risultato. C’era comunque la paura che qualcosa è andato storto, ma così non sembra essere stato.

L’attuale risulta non compre da eventuali errori da parte di questi computer, ma renderà più facile la riparazione. In caso di errori, basterà mandare una leggera scheda elettronica a terra e non un grosso macchinario.

Giacomo Ampollini

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