Secondo un nuovo studio sembra che le stelle marine si contendano con gli orsi bianchi il primato di predatori negli ecosistemi costieri intorno alla penisola artica.
Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno studiato attentamente la rete alimentare di questi ecosistemi. La rete alimentare altro non è che la mappa di tutte le connessioni ecologiche che combina tutte le catene alimentari di un dato ecosistema.
Ogni singola catena alimentare è composta da produttori primari, ovvero quelli che traggono energia dal sole (le piante) o riciclando materiale organico morto; poi seguono i consumatori primari che si nutrono dei consumatori primari (erbivori); e poi vi sono i consumatori secondari o terziari che predano tutti i consumatori al di sotto di loro.
A complicare però un po’ la situazione, è il fatto che gli organismi di una catena alimentare possono occupare il loro spazio anche in un’altra catena, o in molte altre. Il modo migliore per studiare un ecosistema è dunque collegare insieme queste catene.
Questo è ciò che i ricercatori hanno fatto per l’ecosistema costiero dell’artico, collegando le reti trofiche marine pelagiche, in acque libere, bentoniche ed in superficie fino alle coste dove vivono i grandi predatori come gli orsi polari (Ursus maritimus).
L’analisi delle catene trofiche bentoniche ha rivelato alcune sorprese. Spesso infatti questo ambiente è stato trascurato nelle reti alimentari marine, poiché si pensava non vi fossero dei veri e propri predatori principali. Ma in realtà non è così, e al vertice dei predatori vi sono le apparentemente innocue stelle marine.
Questi risultati sono giunti da un’analisi più approfondita di un ecosistema marino costiero nell’Artico canadese. Il gruppo di ricerca ha creato una mappa dettagliata delle varie catene alimentari che circondano l’isola di Southampton, all’imboccatura della baia di Hudson nel territorio canadese del Nunavut.
I risultati di questa analisi hanno mostrato che la parte bentonica della rete trofica, presentava diversi collegamenti con la sua controparte pelagica ed aveva anche il suo superpredatore, ovvero le stelle marine.
Come spiega Rémi Amiraux, un ecologista marino della Laval University, e precedentemente dell’Università di Manitoba, autore principale dello studio, “abbiamo dimostrato che la fauna selvatica di superficie e quella che abita il sedimento, formano due reti secondarie distinte ma interconnesse“.
L’analisi dei dati di 1.580 singoli animali che vivono nell’ecosistema costiero dell’isola di Southampton, ha mostrato che i componenti bentonici e pelagici avevano ciascuno un numero simile di passaggi, o livelli trofici, nelle rispettive catene alimentari.
Queste connessioni hanno inoltre mostrato che le stelle marine erano una parte fondamentale della rete alimentare bentonica, occupando vari livelli trofici. Ma tra di esse prevale una famiglia, quella delle Pterasteridae, che si trova in cima alla maggior parte delle singole catene alimentari.
Queste stelle marine si nutrono di una serie di consumatori secondari tra cui bivalvi, un gruppo di molluschi, cetrioli di mare e spugne. Ciò significa che le stelle marine Pterastidae cacciano su una scala equivalente a quella degli orsi polari.
Vi sono anche altre analogie tra orsi polari e stelle marine Pterasteridae. Ad esempio entrambi hanno la capacità e la volontà di scavare ed entrambi si nutrono opportunisticamente di organismi morti.
Il team ritiene che le nuove scoperte evidenzino l’importanza delle catene alimentari dei fondali in molte altre reti alimentari marine. Le stelle marine Pterasteridae si trovano infatti in quasi tutti gli ecosistemi marini e, dato il loro successo, potrebbero finire con l’essere uno dei predatori di maggior successo dell’oceano.
Foto di Jim Cooper da Pixabay
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