Il Lago Taupō in Nuova Zelanda, sembra un paesaggio davvero da sogno, con le sue acque apparentemente tranquille, circondate da montagne e vegetazione. Ma la sua calma è solo apparente, sotto le acque tranquille vive infatti un supervulcano e, secondo un nuovo studio, si stanno preparando disordini geologici nel profondo del terreno sottostante.
Il Lago Taupō è il più grande lago d’acqua dolce dell’Australasia, situato al centro dell’isola settentrionale della Nuova Zelanda e la sua origine fu davvero violenta. IL lago si trova infatti in quella che è una caldera preistorica formatasi durante la più recente super-eruzione della Terra, l’eruzione di Oruanui, avvenuta 25.400 anni fa.
Negli ultimi 12.000 anni, il vulcano Taupō è stato attivo 25 volte. La sua più recente eruzione ha avuto luogo nel 232 d.C. ed è descritta dagli autori del nuovo studio come “una delle eruzioni più esplosive della Terra in tempi storici”. Da allora, il vulcano ha avuto almeno quattro “episodi di agitazione” documentati, che hanno causato terremoti distruttivi e, nel 1922, un massiccio cedimento del suolo.
Nella loro nuova ricerca, il team ha analizzato proprio questi periodi di agitazione moderni del supervulcano, analizzando ben 42 anni di dati raccolti in 22 diversi siti del lago. La loro analisi sembrerebbe mostrare che il supervulcano Taupō stia ancora rimbombando e che la sua attività abbia forti ripercussioni sul terreno al di sopra di esso.
Finn Illsley-Kemp sismologo della Victoria University of Wellington e autore principale dell’articolo, ha spiegato che i dati usati nella ricerca sono stati raccolti a partire dal 1979, con quella che allora era una nuova tecnica di rilevamento “che utilizza la superficie del lago per rilevare piccoli cambiamenti, con quattro rilevamenti effettuati ogni anno”.
Questa tecnica prevede l’uso di un misuratore che misura lo spostamento verticale del fondo del lago. Per garantire che i dati siano affidabili, questi indicatori sono ponderati per ridurre l’impatto delle onde e vengono eseguite diverse misurazioni per ciascun punto dati, per rilevare gradi di variazione e valori anomali. In ogni sito è inoltre installato un misuratore di riserva come assicurazione contro i disturbi da parte di altre forze.
Le prime misurazioni significative di questo sistema, si sono ottenute all’inizio del 1983, quando il sistema ha rilevato un aumento o una diminuzione in diversi siti. Questi spostamenti nel terreno misurati dal sistema, furono poi seguiti da uno sciame di terremoti che scosse la regione, provocando la rottura di diverse faglie che hanno spinto verso il basso la cintura centrale di faglie di Kaiapo e causato l’innalzamento di altre aree all’estremità meridionale del lago.
Gli eventi del 1983 sono stati solo i primi di sette episodi registrati negli ultimi 35 anni. Nella loro ricerca gli scienziati hanno notato che durante i periodi di agitazione geologica, l’estremità nord-orientale del lago, la più vicina al centro del vulcano e alle adiacenti linee di faglia, tendeva a sollevarsi. Il fondo del lago invece, che si trova al centro della fascia di faglia, è affondato. All’estremità meridionale del lago invece vi fu qualche lieve cedimento.
Illsley-Kemp racconta infatti che “all’interno del lago, vicino a Horomatangi Reefs, il vulcano ha portato a 16 cm di sollevamento, mentre a nord del lago le faglie tettoniche hanno portato a 14 cm di cedimento”.
Secondo i ricercatori, i 16 cm di sollevamento sono probabilmente dovuti al magma che si avvicina alla superficie durante i periodi di agitazione. Questa ricerca mostra dunque che il supervulcano Taupō è attivo e dinamico. E, secondo lo studio, l’estremità nord-orientale del vulcano ha maggiori probabilità di essere colpita dall’espansione del magma caldo, che spinge il terreno verso l’alto.
I ricercatori assicurano che non vi saranno eruzioni al momento durante questi periodi di agitazione e non ci sono prove riguarda ad una imminente eruzione del vulcano. Ma, come afferma lo stesso Illsley-Kemp, “Taupō molto probabilmente esploderà a un certo punto nel corso dei prossimi migliaia di anni, quindi è importante monitorare e comprendere questi periodi di agitazione in modo da poter identificare rapidamente eventuali segni che potrebbero indicare un’imminente eruzione”.
Ph. Credit: Anynobody – from NASA photo, via Wikimedia
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