C’è qualcosa di strano nell’asteroide 3200 Phaethon, che orbita nelle vicinanze della Terra: si illumina man mano che si avvicina al Sole e presenta una coda simile a una cometa, nonostante non abbia riserve di ghiaccio che normalmente causerebbero questo effetto in quanto, evaporando, disperdono la luce solare. Solitamente sono le comete cariche di ghiaccio a diventare più luminose con il calore, non gli asteroidi rocciosi, ed è per questo che Phaethon ha a lungo lasciato perplessi gli astronomi. Ora, però, un nuovo studio, apparso sulla rivista scientifica Planetary Science Journal, suggerisce che il responsabile di questo comportamento bizzarro potrebbe essere un elemento chimico in particolare.
L’astronomo Joseph Masiero, del California Institute of Technology, spiega che Phaethon è un oggetto curioso che diventa attivo quando si avvicina al Sole. Lo studioso aggiunge che si sa che è un asteroide ed è la fonte dello sciame meteorico delle Geminidi, ma contiene una scarsissima quantità di ghiaccio, quindi la possibilità che il sodio, che è relativamente abbondante negli asteroidi, potrebbe essere l’elemento che guida questa attività incuriosisce la comunità scientifica. Phaethon impiega 524 giorni per completare un’orbita, durante la quale il Sole lo riscalda fino a un massimo di 1.050 Kelvin (777 gradi Celsius o 1.430 gradi Fahrenheit). Qualsiasi ghiaccio sull’asteroide sarebbe quindi bruciato molto tempo fa, ma i ricercatori hanno usato modelli computerizzati per mostrare che il sodio potrebbe essere ancora presente ed effervescente sotto la superficie.
Il riscaldamento e l’effervescenza potrebbero non solo spiegare la luminosità dell’asteroide, poiché il sodio sfugge attraverso crepe e fessure nella crosta, ma anche l’espulsione delle rocce che osserviamo dalla Terra, come la pioggia di meteoriti delle Geminidi ogni dicembre. La debole attrazione gravitazionale di Phaethon renderebbe ancora più facile l’espulsione dei detriti. Sappiamo che le meteore Geminidi sono relativamente povere di sodio a causa della luce che emettono quando bruciano nell’atmosfera terrestre, e i modelli realizzati dai ricercatori spiegano anche questo fenomeno. I risultati della modellazione e degli esperimenti potrebbero fornire agli astronomi alcuni dati utili che si applicano ad altri asteroidi a basso perielio: quelli che volano vicino al Sole.
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