In un pezzo di ambra dominicana è stato trovato un tardigrado fossilizzato che si è rivelato essere un raro ramo dell’albero genealogico di questi piccolissimi e indistruttibili animali dall’aspetto buffo. I ricercatori hanno infatti scoperto che l’animale, risalente al Miocene, ovvero circa 16 milioni di anni fa, rappresenta una nuova specie di tardigradi.
Si tratta del terzo tardigrado conservato nell’ambra ad essere completamente descritto e nominato. Secondo gli scienziati ritengono che esistano così pochi esemplari di tardigradi inclusi nell’ambra a causa delle loro microscopiche dimensioni e del fatto che i loro corpi non producono minerali che sopravvivono ai secoli. Anche se c’è chi avanza l’ipotesi che ve ne siano così pochi a causa della loro quasi immortalità.
La scoperta di una nuova specie è dunque molto importante perché potrebbe aiutarci a comprendere di più sulla storia evolutiva dei tardigradi e a colmare le lacune che abbiamo su questo phylum che in qualche modo è riuscito a sopravvivere a ogni estinzione di massa di cui siamo a conoscenza.
Il team che lo ha identificato gli ha dato il nome di Paradoryphoribius chronocaribbeus e appartiene alla moderna superfamiglia dei tardigradi, Isohypsibioidea. Come spiega il biologo Phil Barden, del New Jersey Institute of Technology, “ciò che è così notevole è che i tardigradi sono un antico lignaggio onnipresente che ha visto tutto sulla Terra, dalla caduta dei dinosauri all’ascesa della colonizzazione terrestre delle piante. Eppure, sono come un lignaggio fantasma per i paleontologi senza quasi nessuna documentazione fossile. Trovare resti fossili di tardigradi è un momento emozionante in cui possiamo vedere empiricamente la loro progressione attraverso la storia della Terra“.
Il minuscolo tardigrado conservato trovato nell’ambra dominicana è misura poco più di mezzo millimetro di lunghezza. Una misura troppo ridotta per poter essere osservato dai ricercatori con un normale microscopio da dissezione, quindi si sono rivolti alla microscopia confocale. La composizione chitinosa della cuticola di un tardigrado è facilmente eccitata dai laser utilizzati nella microscopia confocale.
Con questa tecnica i ricercatori ritengono di aver ottenuto la migliore immagine fino ad ora mai realizzata di un fossile di tardigrado. Nelle immagini, erano chiaramente visibili i piccoli artigli del tardigrado e il suo apparato boccale, o foregut.
Come spiega il tardigradologo Marc Mapalo, dell’Università di Harvard, “anche se esternamente sembrava un tardigrado moderno, con la microscopia laser confocale abbiamo potuto osservare che presentava un’organizzazione unica del foregut che ci ha permesso con sicurezza di creare un nuovo genere all’interno di questo gruppo esistente di superfamiglie di tardigradi”.
Grazie a questa scoperta dunque, gli scienziati possono esplorare meglio i cambiamenti evolutivi che i tardigradi hanno subito in un arco temporale di milioni di anni. Paradoryphoribius rappresenta l’unico fossile di tardigrado dell’era attuale, il Cenozoico. Gli altri due sono più antichi: Milnesium swolenskyi, descritto nel 2000, è di circa 90 milioni di anni fa, e Beorn leggi, descritto nel 1964, è di circa 72 milioni di anni fa, entrambi nel Mesozoico.
Data la scarsità di fossili, il ritrovamento anche di uno solo ci fornisce una ricchezza di informazioni con cui fare confronti. Anche solo datando l’ambra, il team è stato in grado di stabilire un’età minima per Isohypsibioidea.
Mapalo ha affermato che grazie alla “microscopia laser confocale per visualizzare la morfologia interna, abbiamo visto caratteristiche che non si osservano nelle specie esistenti ma si osservano nei fossili. Questo ci aiuta a capire quali cambiamenti nel corpo si sono verificati nel corso di milioni di anni. Inoltre, questo suggerisce che anche se i tardigradi possono essere gli stessi esternamente, alcuni cambiamenti si verificano internamente“.
Secondo i ricercatori l’ambra potrebbe essere dunque il posto giusto dove cercare fossili di tardigradi e si domandano se, date le loro dimensioni, sia possibile che siano sfuggiti all’analisi di altri campioni d’ambra.
I ricercatori sperano dunque che la loro scoperta possa ispirare altri a osservare meglio i campioni di ambra, nella speranza di saperne di più su questo enigmatico e resistente phylum di animali. Magari esaminando quelli scarsamente studiati provenienti da luoghi come i Caraibi dove non sono stati esaminati.
Ph. Credit: Marc A. Mapalo, Ninon Robin, Brendon E. Boudinot, Javier Ortega-Hernández and Phillip Barden
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