Nella società occidentale, se prima i tatuaggi erano segni distintivi di marinai e detenuti, a partire dagli anni ’90 sono diventati una moda diffusa. Prima soprattutto maschile, poi via via anche femminile.
In realtà, i tatuaggi trovano le loro origini millenni fa e abbracciano più culture. Come evidenziato dai resti mummificati. Tuttavia molti dettagli delle origini della modificazione del corpo sono avvolti nel mistero.
Ora un antico kit di tatuaggi proveniente dall’isola di Tonga, nel Pacifico, sta fornendo ai ricercatori più di un indizio nella ricca storia dell’arte corporea polinesiana. Un metodo così indelebile che poco è cambiato in circa 3.000 anni.
L’utilizzo del carbonio risale già agli attrezzi di circa 2.700 anni fa, secondo i ricercatori australiani. Il che li rende i più antichi del loro genere mai scoperti.
Michelle Langley della Griffith University e Geoffrey Clark della Australian National University hanno condotto la ricerca sugli strumenti antichi: due fatti di osso di uccello e due “probabilmente” di osso umano.
In questo modo, i ricercatori australiani puntano a far luce sulle origini della body art polinesiana. Gli strumenti, chiamati “pettini d’osso“, simili a pettini con i bordi scanalati, erano abbastanza affilati da essere usati come lame. Che con il colpo di un martello potrebbe guidare il pigmento nella pelle nei complessi disegni lineari famosi in Oceania.
“Questa scoperta spinge indietro la data del tatuaggio polinesiano proprio agli inizi delle culture polinesiane circa 2.700 anni fa”
ha detto Clark in una dichiarazione.
Langley e Clark credono che il metodo potrebbe essere stato innovato e diffuso dalla Polinesia occidentale, dove si trova Tonga. Ha resistito millenni.
“Se la gente ottiene i tradizionali tatuaggi del Pacifico, è esattamente lo stesso strumento”
ha detto Langley.
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