Che il 2018 è stato un anno particolarmente caldo non è una novità, è un qualcosa che è stato sottolineato da diversi studi nell’ultimo mese. Da poco anche la NASA e il NOAA, ovvero l’ente statunitense noto come National Oceanic and Atmospheric Administration, hanno rilascio i propri risultati il che ovviamente presentano una certa rilevanza. Anche per loro l’anno scorso è stato caratterizzato da alte temperature tanto che è entrato nella top cinque.
Neanche a dirlo gli altri quattro anni rientrano proprio nell’ultimo lustro. Questo è ovviamente il sintomo che il pianeta sta subendo un pesante innalzamento delle temperature e il fatto che il 2018 non si stato il peggiore non deve essere usato come un dato positivo semplicemente perché sono fluttuazioni basate moltissime variabili. Il più problema più grande, che tra l’altro è sempre il solito e che viene ribadito da anni, è all’aumento dei gas serra che stanno creando una schermatura in uscita del calore all’interno del pianeta.
Le ovvie preoccupazioni da parte di tutte le parti che si impegno che per cercare di diffondere il pericolo di tutto questo e quelle che cercano una soluzione è che l’umanità non sembra essere minimamente nelle condizioni di ridurre la produzione di questi gas. L’aumento di quest’ultimi ormai è causato dal clima stesso e dallo scioglimento dei ghiacci. Nei luoghi più freddi del nostro pianeta, soprattutto verso il circolare polare artico, sotto il terreno e sotto i ghiacciai sono presenti grosse sacche di gas come il metano e le nuove temperature ne stanno favorendo la fuoriuscita.
Le previsioni per quest’anno non sono buone e il primi effetti li stiamo già vedendo. Se è vero che il Nord America è stato investito da un freddo artico di notevole portata, che ricordiamo essere comunque un effetto dello stravolgimento del clima, l’Australia è vittima di temperature cocenti.
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