Alcuni ricercatori hanno trovato un modo per misurare il riscaldamento degli oceani, utilizzando le onde sonore dei terremoti che avvengono sui fondali marini, basandosi sul fatto che le onde sonore dei terremoti viaggiano più velocemente nelle acque più calde. Il modello di misurazione è scaturito da circa 10 anni di analisi dei dati sonori relativi ai sismi avvenuti sui fondali dell’Oceano Indiano.
In questo lungo periodo di tempo i ricercatori hanno notato che la velocità delle onde sonore è aumentata in corrispondenza all’aumento delle temperature delle acque. Secondo i dati raccolti, sembra che la tendenza all’aumento delle temperature oceaniche, sia stata di gran lunga superiore alle stime precedentemente stipulate per l’Oceano Indiano.
Avere delle misurazioni accurate sul riscaldamento dei mari e degli oceani è di fondamentale importanza per i climatologi. Ma, nonostante si sia a conoscenza del fatto che siano gli oceani ad assorbire la maggior parte della CO2 atmosferica, riuscire ad avere delle misurazioni precise delle temperature oceaniche, soprattutto in profondità, è una sfida veramente ardua per i ricercatori.
Proprio per questo motivo, un team di ricercatori ha cercato di trovare un modo di ottenere queste misurazioni, sfruttando le onde sonore prodotte da un terremoto e la loro propagazione in acqua. La velocità con cui le onde sonore si propagano nel mezzo liquido, dipende infatti dalla sua temperatura.
Inizialmente questo metodo veniva applicato, sin dagli anni ’70, sfruttando le onde sonore appositamente prodotte dai ricercatori. Ma la crescente preoccupazione per l’impatto di questi suoni sulla vita marina, ha fatto si che questo metodo venisse accantonato. Questo nuovo metodo prevede invece lo sfruttamento delle onde sonore naturalmente prodotte dai terremoti sottomarini.
Per condurre i loro esperimenti, i ricercatori hanno esaminato i dati relativi ad oltre 4000 scosse di terremoto che hanno avuto luogo nell’Oceano Indiano tra il 2004 ed il 2016. Tra questi sono poi stati identificati dei terremoti che hanno avuto uguale potenza ed origine, avvenuti a distanza di tempo.
I ricercatori hanno dunque misurato il tempo impiegato dalle onde sonore di questi terremoti quasi identici, per percorrere lo stesso spazio. Nel caso specifico è stata tenuta in considerazione la distanza tra l’isola di Diego Garcia e quella di Sumatra. Misurando le variazioni nella velocità nel corso del tempo, sono stati in grado di dedurre i cambiamenti nella temperatura delle acque in queste zone, nel corso degli ultimi 10 anni.
Come ha spiegato il dottor Wenbo Wu, del California Institute of Technology, “le onde sonore impiegano circa mezz’ora per viaggiare da Sumatra a Diego Garcia. Il cambiamento di temperatura in profondità nell’oceano tra Sumatra e Diego Garcia fa sì che questo tempo vari di pochi decimi di secondo. Poiché siamo in grado di misurare queste variazioni in modo molto accurato, possiamo dedurre i piccoli cambiamenti nella temperatura media dell’oceano profondo, in questo caso circa un decimo di grado”.
Con questo esperimento dunque, i ricercatori sono riusciti a fornire misurazioni della temperatura media su larga scala, comprendo una distanza di 3000 km, che è quella che intercorre tra l’isola Diego Garcia e Sumatra. Inoltre di tratta di un metodo molto economico, in quanto sfrutta i dati raccolti da latri studi e ricerche nel corso degli anni.
Ma va tenuto in considerazione che si tratta di misurazioni effettuate in un unico luogo ed in un unico arco di 10 anni. Come afferma Wu quindi “dobbiamo applicare il nostro metodo in molte più regioni e su diversi intervalli di tempo per valutare se esiste una qualsiasi sottovalutazione o sovrastima sistematica della tendenza degli oceani a livello globale”.
I ricercatori avranno dunque bisogno di estendere la loro ricerca ad altri Oceani e in altri periodi di tempo. Per questo al momento il team di ricerca sta lavorando con i dati raccolti da una rete di idrofoni gestita dall’Organizzazione del Trattato per la messa al bando dei test nucleari delle Nazioni Unite, che sono in ascolto delle esplosioni nucleari sottomarine e che contemporaneamente raccolgono i dati da molti dei 10.000 terremoti sottomarini superficiali che si verificano a livello globale ogni anno.
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