Foto di RAEng_Publications da Pixabay
Una nuova ricerca potrebbe aver trovato il modo di utilizzare i satelliti GPS per rilevare i terremoti prima che si verifichino. Per far si che ciò sia possibile però, i sistemi e le apparecchiature attualmente esistenti, dovrebbero essere almeno 50 volte più sensibili di quanto non lo siano ora.
Riuscire a prevedere l’arrivo di un terremoto prima che questo abbia luogo, è da sempre una grande sfida e riuscire nell’intento potrebbe significare salvare molte vite, evacuando per tempo i luoghi che potrebbero essere interessati da un eventuale evento sismico. Ma sino ad ora nessuno è riuscito a mettere a punto un sistema affidabile in grado di rilevare un terremoto prima che avvenga.
Ora due ricercatori dell’Institut de Recherche pour le Développement e dell’Université Côte d’Azur in Francia, potrebbero essere un passo più vicini ad un eventuale soluzione a questo problema. Secondo le loro ricerche infatti i terremoti possono rendere nota la loro presenza attraverso misurazioni GPS, diverse ore prima dello scatenarsi degli eventi principali.
Bletery e il collega Jean-Mathieu Nocquet hanno utilizzato per le loro ricerche, un set di dati dell’Università del Nevada a Reno. Ogni cinque minuti, migliaia di stazioni in tutto il mondo registrano le loro posizioni GPS. Queste osservazioni consentono agli scienziati di rilevare anche movimenti molto lievi. Se vi erano infatti dei movimenti del terreno, Bletery e Nocquet erano in grado di osservarli nei dati GPS.
Individuando le stazioni GPS situate intorno ai luoghi in cui vi sono stati terremoti con magnitudo pari o superiore a 7,0, Bletery e Nocquet hanno studiato le posizioni registrate di tali stazioni, ed loro cambiamenti, nelle 48 ore che precedenti l’evento sismico. Successivamente hanno calcolato quanto il movimento effettivo corrispondesse poi al movimento che si aspettavano venisse provocato da ogni terremoto.
Analizzando i dati raccolti, i ricercatori hanno scoperto che, nelle ultime due ore prima di un terremoto, il movimento del suolo iniziava coincideva spesso con il movimento previsto. I dati inoltre coincidevano in modo sempre più intenso con l’avvicinarsi del momento del terremoto.
Questi movimenti registrati nelle due ore precedenti ciascun terremoto, potrebbero dunque essere la chiave per scoprire quali siano gli elementi chiavi per la predizione di un evento sismico. Ma, nonostante queste nuove conoscenze, i sismologi sono purtroppo molto lontani dal creare un metodo per prevedere i terremoti. Questo perché gli strumenti di oggi non sono neanche lontanamente abbastanza sensibili da rilevare tali movimenti.
Fonte: Science
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