Lo sviluppo dell’obesità è senza ombra di dubbio regolato da numerosi fattori, primo fra tutti la dieta dei soggetti, ma di grande importanza è anche la predisposizione genetica innata che espone una persona di più rispetto ad un’altra, sorge spontaneo porsi il quesito su come poter individuare i soggetti maggiormente a rischio, be gli scienziati hanno forse trovato risposta.
Gli scienziati hanno elaborato un test a livello a genomico che tiene conto di quasi 2 milioni di punti del DNA e riesce a restituire un valore percentuale di rischio di incappare in obesità analizzando ogni possibile variante e di quanto essa induce all’aumento, anche minimo, del rischio.
Un punteggio alto non significa obesità assicurata, così come un basso non la esclude, i ricercatori hanno però notato come i soggetti anziani con un 10% in più di valore rispetto alla norma, nel 25% dei casi tendevano a pesare 13 kg in più rispetto ai soggetti controllo.
Questo test ha dimostrato anche un ottimo valore come test preventivo nei bambini, l’utilità è assoluta poichè nei giovani di età intorno ai 3 anni un ruolo importante può essere giocato dell’educazione alimentare, ecco perchè riuscire in anticipo a cogliere i soggetti maggiormente a rischio è di vitale importanza, tenendo conto che questo test non ha un valore predittivo assoluto, bensì esso ha la funzione di calcolare l’esposizione al rischio, ovvero chi ha un valore alto non avrà necessariamente un severo stato di obesità, però sarà maggiormente esposto al rischio.
In parole povere questo test genetico ha lo scopo di sensibilizzare ancora di più le persone, soprattutto chi più a rischio, su questo tema evergreen per tenere sotto controllo la loro dieta, dal momento che i benefici sono molteplici, non dimentichiamolo.
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