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TikTok e la disinformazione sull’ADHD: rischi e implicazioni della narrazione semplificata

Negli ultimi anni, TikTok si è affermato come una delle principali piattaforme di social media, influenzando le opinioni e le percezioni di milioni di utenti in tutto il mondo. Tra i tanti temi trattati, l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è diventato un argomento sempre più discusso. Tuttavia, la semplificazione estrema e la diffusione di informazioni non verificate rischiano di creare una comprensione errata di questo disturbo neuropsichiatrico.

Uno dei principali problemi della narrazione sull’ADHD su TikTok è la tendenza a ridurre il disturbo a un insieme di sintomi generici come distrazione, impulsività o dimenticanza. Sebbene questi possano essere segnali dell’ADHD, la condizione è molto più complessa e varia da individuo a individuo. La diffusione di contenuti che generalizzano i sintomi può portare molte persone ad autodiagnosticarsi erroneamente, senza consultare un professionista.

ADHD e TikTok, come la disinformazione sta distorcendo la percezione del disturbo

Inoltre, la disinformazione su TikTok contribuisce a rafforzare stereotipi e fraintendimenti sull’ADHD. Alcuni video suggeriscono che il disturbo sia un “superpotere” o un tratto di personalità piuttosto che una condizione medica che può causare difficoltà significative nella vita quotidiana. Questo tipo di narrazione rischia di minimizzare le reali sfide affrontate da chi ha ricevuto una diagnosi ufficiale e necessita di un supporto adeguato.

Un altro rischio è l’aumento dell’uso improprio di farmaci per l’ADHD. Alcuni contenuti su TikTok promuovono l’uso di stimolanti come il metilfenidato senza una prescrizione medica, alimentando l’idea che questi farmaci possano migliorare le prestazioni cognitive anche in individui senza ADHD. Questo comportamento può avere conseguenze gravi per la salute e contribuire a una medicalizzazione inappropriata.

Parallelamente, la sovraesposizione a contenuti sull’ADHD potrebbe portare a una banalizzazione del disturbo. Quando sempre più persone si identificano con i sintomi presentati in video virali, vi è il rischio che la percezione dell’ADHD diventi una moda anziché una condizione seria che richiede un intervento specialistico. Questo potrebbe anche portare a una maggiore difficoltà per coloro che necessitano di una diagnosi accurata e di trattamenti specifici.

Promuovere un’educazione scientifica accurata e verificata

Per contrastare la disinformazione, è fondamentale promuovere un’educazione scientifica accurata e verificata. Gli specialisti della salute mentale, le associazioni di pazienti e le istituzioni dovrebbero impegnarsi maggiormente nella diffusione di informazioni affidabili, utilizzando anche i social media per raggiungere un pubblico più vasto.

In conclusione, mentre TikTok rappresenta un’opportunità per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’ADHD, la mancanza di controllo sulle informazioni condivise può generare fraintendimenti pericolosi. È essenziale che gli utenti della piattaforma adottino un approccio critico e si affidino a fonti autorevoli per approfondire la conoscenza su questo disturbo complesso.

Foto di Solen Feyissa su Unsplash

Marco Inchingoli

Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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