Siamo soli nell’Universo? La vita potrebbe nascere al di fuori della Terra? Come può nascere la vita nell’Universo? Queste sono alcune delle domande che spingono da sempre l’uomo alla ricerca di tracce di vita al di fuori del nostro Pianeta, nelle profondità del cosmo. Cerchiamo la vita primordiale su altri pianeti che potenzialmente potrebbero ospitarla, nella speranza di poter osservare in diretta, quello che potrebbe essere accaduto sulla Terra milioni di anni fa.
E sembra che alcune tracce di quella vita che cerchiamo, possano nascondersi tra i primordiali oceani gelati di Encelado, la fredda luna di Saturno. Questo è infatti ciò che i ricercatori pensano di aver estrapolato dai dati inviati dalla sonda Cassini della NASA. La sonda avrebbe infatti individuato dei pennacchi di gas, espulsi dagli oceani sotterranei di Encelado, in cui si trovano “nuovi tipi di composti organici”.
Per i ricercatori questi sostanze potrebbero rappresentare dei precursori per la sintesi di composti organici e “biologicamente rilevanti”, tra cui amminoacidi, molecole fondamentali per la formazione delle proteine e di notevole importanza in molti altri processi biologici.
Questi “sfiati”, tramite cui vengono espulse nell’atmosfera le sostanze che si trovano all’interno degli oceani sotterranei, potrebbero essere la forza propulsiva che spinge le molecole in aria, formando i pennacchi registrati da Cassini. Dalle analisi sembrerebbe che questi funziono in maniera del tutto simile a quelli presenti sulla Terra e che è del tutto plausibile che possano condurre alla formazione di molecole come gli amminoacidi.
Secondo Nozair Khawaja, a capo del gruppo di ricerca, anche se non è stato stabilito se gli amminoacidi possano condurre alla nascita della vita aliena, è comunque entusiasmante trovare le molecole che potrebbero formarli al di fuori del nostro Pianeta, è un pezzo importante del puzzle che, una volta composto, potrebbe portarci all’identificazione di tracce di vita extraterrestri.
Secondo Khawaja infatti, “con le giuste condizioni, queste molecole provenienti dall’oceano profondo di Encelado, potrebbero andare incontro allo stesso percorso di reazioni che possiamo osservare sulla Terra”.
I risultati di questa ricerca, ottenuti dall’analisi dei molti dati raccolti dalla sonda nei suoi quasi 20 anni di attività, terminati nel 2017 con l’immersione nell’atmosfera di Saturno, sono stati pubblicati sulla rivista Royal Astronomical Society.
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