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Sconfitta la crescita di un tumore: lo studio con a capo un ricercatore italiano

I tumori e il cancro sono delle patologie particolari che possono colpire chiunque. Non esiste una cura universale e i trattamenti presenti sono spesso tanto aggressivi da portare il paziente in condizioni al limite del sopportabile. Anche quando vengono sconfitti esiste la possibilità di un ritorno e per questo sono considerate tra le malattie peggiori a cui una persona può andare incontro.

Spesso si sente parlare di studi che hanno fatto passi da gigante nella direzione di una cura. Anche in questo ci troviamo di fronte ad uno studio che è riuscito nel bloccare la crescita di un tumore aggressivo al fegato. L’obiettivo è stato raggiunto grazie al blocco della formazione di alcune particolari proteine che in altri trattamenti vengono semplicemente disabilitate. Grazie a questo, oltre a rendere come detto impossibile un ulteriore crescita della forma tumorale gli scienziati sono anche riusciti ad impedire al tumore/cancro di eludere il sistema immunitario dell’organismo.

 

Un successo in parte italiano

Il particolare tumore su cui questo studio si è concentrato al momento è un carcinoma epatico primitivo, noto anche come carcinoma epatocellulare. Si tratta della seconda causa di morte per cancro a livello globale e i dati parlano di 600.000 decessi l’anno. Come molte patologie simili, un trattamento nel momento in cui lo stadio è iniziale può portare ad una cura, ma nel momento in cui il tumore si diffonde agli altri organi allora la mortalità raggiunge quasi il 100%.

Ecco la dichiarazione di Davide Ruggero, esperto in questo campo e a capo del team dietro lo studio: “Questa è una nuova strada per l’intervento sul cancro del fegato. Esiste un particolare sottoinsieme di proteine, più benefico per le cellule tumorali che per le cellule normali, chiamato il” proteoma del cancro “. Una volta che conosciamo i meccanismi con cui le cellule si spostano per favorire il proteoma, possiamo sviluppare farmaci per bersagliarlo.

Il lavoro svolto da Ruggero e sul team è stato usato un modello murino sviluppato di recente e il suo scopo era studiare la differenza di RNA nelle proteine prodotte dal tumore. Analizzando l’RNA in confronto con un altro tumore meno aggressivo si è scoperto che l’oncogene MYC dirotta il meccanismo traslazionale delle cellule per la creazione di mortale proteome del cancro.

Come detto, un riassunto molto semplificato, affrontando il modo in cui tumore interagisce con le proteine “corrotte” prodotte allora si può ridurre la crescita generale. Lo studio per questo ha testo un composto chiamato eFT508 il quale riduce la produzione di questi prodotti con successo.

Si parla comunque di test di laboratorio, ma è stato prodotto un farmaco sperimentale e in questo momento è entrato nel lungo iter dei trial clinici.

Giacomo Ampollini

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