Sedici anni fa immunoterapia era solo una parola astrusa: una tecnica che consiste nello sbloccare il sistema immunitario spingendolo ad attaccare le cellule del tumore. Con l’avanzare della ricerca e innovazione oggi possiamo dire che le cose sono cambiate: gli esperti insieme alla Fondazione AIRC e Fondazione NIBIT hanno sperimentato un nuovo metodo di immunoterapia.
Quest’ultima potrebbe a breve sostituire la chemioterapia, come cura dei più importanti tumori. Possiamo prendere per esempio il melanoma, ossia il primo tumore su cui è stata applicata l’immunoterapia 20 anni fa. Allora la sopravvivenza di 7 anni dalla diagnosi era del 5%, mentre oggi è salito al 60%. È stato scoperto che una volta che il cancro va in remissione lo fa per un periodo duraturo.
Dopo il melanoma si è passato al tumore ai polmoni, dove ad oggi la risposta positiva a lungo termine raggiunge il 35-40%. Da qui si è aperto un mondo e ad oggi è possibile curare tumori di vari organi come fegato, reni, esofago e stomaco. Ovviamente la lista per cui l’immunoterapia funziona cresce di mese in mese. Da poco è stato possibile aggiungere alla lista il tumore all’endometrio. Visto i risultati le aziende e le autorità regolatorie hanno deciso che è una strada che deve essere presa, dopo non pochi dubbi, iniziando ad approvare le nuove terapie con molta più facilità.
Anche i pazienti si affidano senza grandi paure all’idea di una tecnica che sfrutta il sistema immunitario, cioè una risorsa del loro stesso organismo, e non dà i disturbi della chemioterapia. Ciò però ci porta a pensare a quanto sia diffuso questo nuovo trattamento. Possiamo vedere che l’immunoterapia nel melanoma è molto diffusa e la chemioterapia non viene utilizzata da circa 10 anni. Anche per alcuni tipi di cancro ai polmoni è quasi da subito la prima scelta. Ovviamente le applicazioni di questo metodo non fanno altro che aumentare, diventando una rivoluzione continua.
Come abbiamo detto in precedenza il 60% dei pazienti guarisce mentre l’altra metà quasi no. Perché questo avviene? Ovviamente questa domanda per molto tempo non ha ricevuto risposta, ma oggi potremmo trovare degli indizi nelle mutazioni del genoma delle cellule di alcuni tumori, restando però un argomento complicato. Ci sono immunoterapie che non funzionano fin dall’inizio, altre al primo o al secondo tentativo. Lì è necessario cercare formule alternative. Per fortuna oggi le sperimentazioni, le possibili strade nuove, non mancano.
Questo nuovo metodo è una combinazione di due strategie. La prima è l’epigenetica: consiste nel modificare la conformazione del DNA delle cellule del cancro per renderle più visibili al sistema immunitario. La seconda è l’immunoterapia vera e propria. Prima si assumono farmaci epigenetici, ossia pillole per cinque giorni. A questo punto quando il tumore si rende visibile al sistema immunitario viene somministrata l’immunoterapia con la combinazione di altri due farmaci. Come abbiamo visto il trattamento funziona, ma i ricercatori vogliono cercare di capire il perché questo avviene. Faranno biopsie del tumore per osservarne i cambiamenti dopo il trattamento, osservando quali e quante cellule del sistema immunitario sono al suo interno, che differenze ci sono tra prima e dopo la terapia, e che effetto ha il farmaco epigenetico sul microbioma.
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