Il Turkmenistan ha annunciato importanti progressi nella lotta all’incendio che arde da più di 50 anni nel cuore del deserto del Karakum. Si tratta del famigerato cratere di gas noto come “Porte dell’Inferno”, acceso nel 1971 da un team di scienziati sovietici durante una trivellazione per l’estrazione di gas naturale.
Il collasso di una caverna sotterranea causò la fuoriuscita di metano, e si pensò che bruciare il gas fosse il modo più sicuro per evitarne la dispersione. Nessuno però immaginava che quell’incendio sarebbe durato per decenni.
Una svolta storica: fiamme ridotte di due terzi
Secondo quanto dichiarato da Irina Luryeva, direttrice della compagnia statale Turkmengaz, oggi l’incendio si è ridotto di circa il 66%.
“Se prima il bagliore era visibile a chilometri di distanza, ora resta solo una debole combustione”, ha spiegato Luryeva durante una conferenza ambientale ad Ashgabat, la capitale del paese.
Tuttavia, le autorità non hanno fornito dati scientifici o una tempistica ufficiale per lo spegnimento completo del cratere.
Contenere le emissioni di metano: un passo per l’ambiente
Nel tentativo di ridurre l’impatto ambientale, sono stati scavati nuovi pozzi attorno al cratere per catturare il metano, un gas serra molto potente, capace di intrappolare il calore più efficacemente della CO₂, sebbene per un periodo più breve.
Il Turkmenistan è sotto osservazione internazionale per l’alto tasso di emissioni di metano, con l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) che l’ha recentemente indicato come il principale emettitore mondiale. Ashgabat, però, respinge le accuse e considera la riduzione dell’incendio un segnale concreto di responsabilità ambientale.
Un’attrazione turistica surreale e inquietante
Nonostante sia uno dei paesi più chiusi al mondo, il cratere delle “Porte dell’Inferno” è diventato nel tempo una meta turistica iconica, affascinando visitatori con il suo bagliore eterno e lo scenario apocalittico.
Situato in una zona remota del Karakum, il cratere è un simbolo tanto inquietante quanto irresistibile della forza distruttiva e imprevedibile dell’uomo sulla natura.
Gas e geopolitica: il futuro energetico del Turkmenistan
Il paese detiene la quarta riserva mondiale di gas naturale, ma la sua gestione delle risorse e dell’ambiente resta controversa. L’eventuale spegnimento del cratere rappresenterebbe un gesto simbolico potente nel contesto della transizione energetica e delle crescenti pressioni internazionali per una riduzione delle emissioni climalteranti.
Le “Porte dell’Inferno” potrebbero dunque chiudersi davvero — non solo come cratere in fiamme, ma anche come simbolo di incuria ambientale.
Foto di Ybrayym Esenov su Unsplash