L’informatica moderna si basa su chip con miliardi di transistor, capaci di eseguire milioni di operazioni al secondo. Tuttavia, questa potenza ha un costo energetico elevato: i data center e i dispositivi elettronici consumano circa il 3% dell’energia mondiale, una percentuale destinata a crescere con l’avanzare dell’intelligenza artificiale.
Nel 1961, lo scienziato IBM Rolf Landauer definì il limite teorico del consumo energetico per l’elaborazione di un singolo bit di informazione. Per operare a questo livello, i computer dovrebbero funzionare infinitamente lentamente. Tuttavia, i processori attuali operano molto più velocemente, consumando miliardi di volte più energia rispetto a questo limite.
Una possibile alternativa è l’elaborazione parallela: invece di un processore ultrarapido (“lepre”), si potrebbero utilizzare miliardi di processori più lenti (“tartaruga”) che lavorano simultaneamente, riducendo il consumo energetico.
Una tecnologia emergente in questo ambito è il biocomputing basato sulla rete, che sfrutta proteine motrici biologiche per eseguire calcoli. Queste proteine, evolute per consumare energia in modo estremamente efficiente, permettono di ridurre il dispendio energetico da 1.000 a 10.000 volte rispetto ai computer tradizionali.
I biocomputer utilizzano biofilamenti, molecole filiformi che si muovono all’interno di labirinti nanofabbricati, esplorando tutte le possibili soluzioni di un problema in parallelo. Questa tecnologia è particolarmente adatta alla risoluzione di problemi combinatori complessi, come la pianificazione delle attività o l’ottimizzazione logistica.
Attualmente, i biocomputer esistono solo in forma sperimentale. Per diventare una reale alternativa, dovranno essere sviluppate tecnologie per controllare con precisione i biofilamenti, ridurre gli errori e integrarli nei sistemi informatici esistenti.
Parallelamente, il calcolo neuromorfico cerca di emulare l’architettura del cervello umano per migliorare l’efficienza energetica dei computer. Confrontare questi sistemi con il limite di Landauer potrebbe fornire nuove intuizioni per ridurre ulteriormente il consumo energetico dell’informatica del futuro.
I biocomputer e i sistemi neuromorfici potrebbero rappresentare la prossima grande rivoluzione informatica, offrendo una potenza di calcolo straordinaria a un costo energetico minimo. Se le sfide tecnologiche verranno superate, potremmo assistere a un cambiamento radicale nel modo in cui elaboriamo le informazioni.
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