In Siberia è stata trovata una donna mummificata conservata in maniera tale da indossare ancora, immutati, i suoi indumenti intimi. Si ritiene che il corpo risalga alla metà del 1800: la donna è stata trovata completamente congelata, indossava calze in pelle di cavallo e una collana a forma di croce pendeva sul suo petto. È stata rinvenuta in una fossa piena di sabbia nella regione della Yakutia, in Siberia, dove le temperature possono scendere oltre i 60 gradi sotto lo zero.
La scienziata che ha portato la mummia alla luce, la dottoressa Elena Solovyova, ha dichiarato che la donna è stata “involontariamente” mummificata a causa dell’incidenza delle rigidissime temperature che caratterizzano la regione. “I suoi tessuti molli si sono conservati molto bene“, ha detto la dottoressa Solovyova, docente presso l’Accademia delle Scienze russa. “Si tratta di un interessantissimo caso di mummificazione naturale“. La croce e l’abbigliamento sulla donna sono stati considerati elementi a fondamento di una curiosa teoria, secondo la quale gli archeologi si sono imbattuti in uno dei primi insediamenti di cristiani in Russia.
Denominato Lensky Ostrog, il misterioso insediamento fu costruito nel 1630 e fu uno degli accampamenti stabiliti dai coloni durante la conquista della Siberia. Gli scienziati però credono che il sito di sepoltura in cui la donna è stata trovata non possa essere effettivamente l’accampamento ipotizzato, dal momento che i resti della donna risalgono al diciannovesimo secolo. Essi ritengono che la donna sia di etnia Yakut, popolazione stabilitasi nella parte più vasta e fredda della Siberia e che alcuni dei suoi vestiti siano addirittura stati fatti a macchina.
“Forse è stata sepolta in inverno e lì è rimasta fino a congelarsi completamente“, ipotizza Solovyova. “La parte inferiore dei suoi vestiti è conservata in maniera incredibilmente buona: si tratta di biancheria intima principalmente in pelliccia, che costituiva l’abbigliamento tradizionale yakutiano; presenta calze alte fino ai fianchi, fatte di pelle di cavallo e a loro volta foderate di pelliccia“. Sulle sue calze erano indossati dei torbasa, tradizionali stivali morbidi yakutiani, anch’essi foderati di pelliccia e realizzati in pelle di mucca.
Gli scienziati avevano pensato di rimuovere e analizzare buona parte del cranio della donna ai fini di ulteriori ricerche, ma dopo aver constatato l’ottimo stato di conservazione generale della salma, hanno deciso di non farlo per motivi etici. La dottoressa Solovyova ha poi dichiarato: “La donna era mummificata, non era solo un mucchio di ossa sparse in un sepolcro. Non avrei mai permesso che la testa venisse separata dal corpo“. Il permafrost della Siberia è infatti universalmente noto per la sua capacità di garantire un ottimo stato di conservazione di esseri umani e creature come i mammut per centinaia o addirittura migliaia di anni.
Gran parte della regione resta infatti ghiacciata per tutto l’anno, creando un ambiente estremamente favorevole per la conservazione di esseri viventi. All’inizio di questo mese peraltro, i ricercatori hanno scoperto cuccioli di leone perfettamente conservati, morti 44.000 anni fa e rimasti intrappolati nel permafrost siberiano: uno di essi risulta morto di fame e l’altro potrebbe essere stato schiacciato da alcuni massi; entrambi potrebbero essere stati abbandonati dalle loro madri.
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