Nuovi particolari sulla storia dell’antico Egitto emergono dall’analisi di una mummia molto particolare. Si tratta infatti di una mummia su cui è dipinto il volto di una donna ma che al suo interno conteneva il corpo di una bimba, morta all’età di 5 anni.
Nuovi particolari sono stati scoperti sulla bimba misteriosa e sulla sua sepoltura grazie a scansioni ad alta risoluzione e ai microbeam a raggi X, puntate su regioni microscopiche della piccola mummia.
Un microbeam consiste in uno stretto fascio di radiazioni, di dimensioni da micrometriche a sub-micrometriche. Questi microfasci di radiazioni consentono, insieme alle tecniche di imaging integrate, di individuare dettagli molto precisi in posizioni ben definite. Il microbeam è uno strumento utilizzato anche per studiare i meccanismi intra e inter-cellulari. Le caratteristiche principali di un microbeam sono infatti produttività, precisione e accuratezza.
Inoltre le scansioni di tomografia computerizzata a raggi X (TC) dei denti e del femore della mummia hanno confermato l’età della bimba, ma non hanno mostrato segni di trauma che potrebbero aiutare a determinare la causa della sua morte.
I microbeam a raggi X hanno inoltre permesso di scoprire qualcosa che era sfuggito per 20 anni ai ricercatori. Nella mummia infatti si trova un oggetto molto misterioso, posizionato sull’addome della bambina.
Le scansioni eseguite sulla mummia circa due decenni fa erano a basso contrasto e molti dettagli erano difficili da osservare. Ma grazie a questa nuova analisi con nuove scansioni TC, i ricercatori hanno potuto osservare la struttura della mummia nella sua interezza.
Si sono quindi concentrati su regioni specifiche utilizzando la diffrazione di raggi X, in cui un fascio di raggi X strettamente concentrato rimbalza sugli atomi nelle strutture cristalline; le variazioni nei modelli di diffrazione rivelano il tipo di materiale di cui è fatto l’oggetto.
Si tratta di un piccolo oggetto ellittico, lungo circa 7 mm, che i ricercatori hanno trovato negli involucri della mummia poggiato sull’addome. L’oggetto, soprannominato “Inclusione F”, è di calcite, come indicano le analisi con la diffrazione dei raggi X. Potrebbe trattarsi di un amuleto, incluso perché il corpo del bambino è stato danneggiato durante la mummificazione.
Dopo un tale incidente, i sacerdoti spesso posizionavano un amuleto, spesso uno scarabeo sulla parte del corpo danneggiata per proteggere la persona nell’aldilà. L’Inclusione F, potrebbe infatti avere le dimensioni giuste e nella giusta posizione perché si tratti di un scarabeo protettivo.
Tuttavia, la risoluzione della TAC non era abbastanza alta da mostrare i dettagli scolpiti nell’oggetto, quindi è impossibile dire con certezza cosa sia.
L’autore principale dello studio Stuart Stock, professore di ricerca di biologia cellulare e dello sviluppo presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University di Chicago, afferma che questa è la prima volta che la diffrazione di raggi X viene utilizzata su una mummia intatta.
La mummia, conosciuta come “Hawara Portrait Mummy No. 4”, è nella collezione del Block Museum of Art della Northwestern University. Fu scoperta tra il 1910 e il 1911 dall’antico sito di Hawara, e risale al I secolo d.C. circa, quando l’Egitto era già sotto il dominio romano.
La particolarità delle mummie del periodo romano è, come spiega il professor Stock, è che “durante l’era romana in Egitto, iniziarono a creare mummie con ritratti attaccati alla superficie frontale. Ne sono state fatte molte migliaia, ma la maggior parte dei ritratti è stata rimossa dalle mummie che abbiamo ritrovato. Forse solo da 100 a 150 mummie hanno ancora il loro ritratto attaccato”.
La particolarità della mummia n. 4 è che il ritratto mostra una donna adulta, mentre al suo interno si trova una bimba di 5 anni, come hanno confermato le scansioni. I ricercatori infatti hanno sin dall’inizio sospettato che qualcosa non tornasse nella mummia n. 4, date le sue ridotte dimensioni. Il suo corpo 937 millimetri dalla sommità del cranio alla pianta dei piedi, e gli involucri e le bende aggiungevano altri 50 mm.
Le scansioni hanno poi confermato che la piccola mummia apparteneva ad una bimba, così giovane che ancora non aveva nemmeno iniziato a cambiare i denti da latte con quelli permanenti.
All’interno della mummia, i ricercatori hanno inoltre scoperto la presenza di 36 strutture aghiformi: 11 intorno alla testa e al collo, 20 vicino ai piedi e cinque vicino al busto. La diffrazione dei raggi X ha determinato che si tratta di moderni fili metallici o perni. Probabilmente utilizzati per stabilizzare e preservare il manufatto durante il secolo scorso.
Ma i segreti rivelati dai raggi X non finiscono qui. I ricercatori infatti hanno fatto altre sorprendenti scoperte. Negli involucri della mummia infatti vi era uno strato irregolare di sedimenti, forse fango, utilizzato forse dai sacerdoti per fissare le bende della mummia.
Ph. Credit: Stuart Stock
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