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E se l’universo si trovasse in una bolla intergalattica?

Un nuovo studio, anticipato da Live Science e che il 10 aprile sarà pubblicato su Physics Letters B, propone nuove teorie su uno dei più grandi misteri della fisica moderna, ovvero il motivo per cui le misurazioni dell’espansione dell’Universo sembrano non avere senso. Questo studio infatti propone che ci troviamo all’interno di una bolla intergalattica.

 

Le discrepanze nella costante di Hubble

Nel corso degli ultimi hanno abbiamo sviluppato diversi metodi per misurare la costante di Hubble (H0), quel numero che regola la velocità con cui l’universo si espande. I vari metodi di calcolo sono diventati via via più precisi e i ricercatori hanno dato vita ad una serie di H0 spesso in disaccordo tra loro. Ma ora a metterli d’accordo potrebbe essere questo nuovo studio, condotto da Lucas Lombriser, fisico dell’Università di Ginevra e coautore dello studio.

Lombriser ritiene che la spiegazione per queste misure discordanti e spesso contraddittorie, sia molto semplice. Ovvero la Via Lattea si trova in una regione a bassa densità dell’Universo e quindi lo spazio che vediamo, tramite i telescopi, in maniera chiara, appartiene ad una specie di bolla intergalattica gigantesca. Dovrebbe essere propria questa anomali a rendere imprecise le misurazioni della H0.

Lombriser ha dichiarato che “quando guardiamo il fondo cosmico a microonde, vediamo una temperatura quasi perfettamente omogenea di 2,7 °K nell’Universo attorno a noi. Ma uno sguardo più attento indica che ci sono piccole fluttuazioni in questa temperatura. Secondo il ricercatore, basandosi sui modelli sino ad ora proposti sull’evoluzione dell’Universo, queste anomalie avrebbero finito con il creare delle regioni sempre più dense nello spazio. Le regioni a bassa densità presentate da questo modello potrebbero dunque essere la causa delle distorsioni nei calcoli di H0.

 

La soluzione potrebbe essere un bolla ipergalattica

Attualmente il problema nella misurazione di H0 è che esistono due metodi principali per calcolarlo. Uno di essi si basa sulla misurazione del fondo cosmico a microonde (CMB), una componente uniforme sin dalla formazione dell’Universo. L’altro invece si basa sulla misurazione delle cefeidi, stelle lampeggianti delle galassie vicine, e supernove.

In questo secondo metodo, si tratta di corpi celesti per cui è facile misurare la loro distanza dalla Terra e la velocità con cui si allontanano da essa. Grazie ad essi è stato possibile creare una scala della distanze rispetto ad alcuni punti di riferimento nell’Universo, e su questi si basano le misurazioni della costante di Hubble.

Ma con l’aumentare della precisione di questi due metodi di misurazione, è apparso chiaramente quanto in realtà siano discordanti i loro risultati. Per alcuni fisici la soluzione per questo problema è da ricercarsi in una nuova fisica. Ci deve essere qualcosa che ancora è al di là della nostra comprensione e darebbe vita ad una fisica rivoluzionaria. Altri invece, tra cui Lombriser, credono che il problema dei calcoli sia tramite cefeidi che con il CMB, sia risolvibile con la teoria della bolla intergalattica.

Immagine: Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Valeria Magliani

Instancabile giramondo, appassionata di viaggi, di scoperte e di scienza, ho iniziato l'attività di web-writer perché desideravo essere parte di quel meccanismo che diffonde curiosità e conoscenza. Dobbiamo conoscere, sapere, scoprire e viaggiare, il più possibile. Avremo così una vita migliore, in un mondo migliore.

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