Una nuova serie di misurazioni di distanza di precisione eseguite con una collezione internazionale di radiotelescopi ha aumentato notevolmente la probabilità che i teorici debbano rivedere il “modello standard” che descrive la natura fondamentale dell’Universo. Ciò potrebbe portare a grandi novità in futuro per quanto riguarda lo studio dei fenomeni nello spazio.
Le nuove misurazioni della distanza hanno permesso agli astronomi di affinare il loro calcolo della costante di Hubble, il tasso di espansione dell’Universo, un valore importante per testare il modello teorico che descrive la composizione e l’evoluzione dell’Universo. Il problema è che le nuove misurazioni esacerbano una discrepanza tra i valori misurati in precedenza della costante di Hubble e il valore previsto dal modello quando applicato alle misurazioni del fondo cosmico a microonde effettuate dal satellite Planck.
“Scopriamo che le galassie sono più vicine di quanto previsto dal modello standard di cosmologia, confermando un problema identificato in altri tipi di misurazioni della distanza. Si è discusso se questo problema risieda nel modello stesso o nelle misurazioni utilizzate per testarlo. Il nostro lavoro utilizza una tecnica di misurazione della distanza completamente indipendente da tutte le altre e rafforziamo la disparità tra valori misurati e previsti. È probabile che il problema sia il modello cosmologico di base coinvolto nelle previsioni”, ha affermato James Braatz, del National Radio Astronomy Observatory (NRAO).
Braatz guida il Megamaser Cosmology Project, uno sforzo internazionale per misurare la costante di Hubble trovando galassie con proprietà specifiche che si prestano a fornire precise distanze geometriche. Il progetto ha utilizzato il Very Long Baseline Array (VLBA) della National Science Foundation, il Karl G. Jansky Very Large Array (VLA) e il Robert C. Byrd Green Bank Telescope (GBT), insieme al telescopio Effelsberg in Germania. Il team ha riportato i loro ultimi risultati nelle lettere astrofisiche del diario.
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