Guardiamo al nostro sistema solare. Non ci sono due pianeti uguali. Sono tutti diversi per composizioni e in parte anche per forma. Certo, ricordano tutti una sfera, ma ci sono notevoli differenzi sulla superficie. In ogni caso, al di fuori del nostro sistema, nell’universo, ci sono molti altri esempi, ma uno più di tutti sembra impressionare gli astronomi. Si tratta di pianeti la cui disposizione dei continenti interni ricorda un bulbo oculare, un enorme sfera aliena che scruta l’universo impassibile.
Superato il primo impatto, la spiegazione risulta molto più semplice. Tutto nasce dal blocco delle maree che ha spinto, o evitato, lo spostarsi delle terre emerse. Il blocco delle maree viene causato quando il pianeta ruota alla stessa velocità con cui orbita. Un movimento del genere ha l’effetto di far tenere la parte dov’è presente l’acqua rivolta sempre dallo stesso punto, in questo caso verso lo spazio profondo ovvero opposto alla propria stella.
A secondo della distanza dalla stella, il pianeta potrebbe presentare formazioni diverse. Se fosse vicino, la parte interna risulterebbe caratterizzata da solo terra bruciata a causa delle radiazioni. D’altro canto se fosse lontana, la parte acquosa risulterebbe rivestita da un grosso manto ghiacciato considerabile anche abitabile.
Le parole di Sean Raymond, astronomo che ha scoperto uno di questi pianeti:
“Il bulbo oculare caldo e i pianeti bulbo oculari ghiacciati sono casi estremi, ma è probabile che qualsiasi pianeta che sia legato in modo ordinato alla sua stella sembrerà molto diverso sia dal lato giorno che da quello notturno. Le differenze potrebbero venire dalle nuvole raggruppate in determinate aree, dallo scioglimento preferenziale del ghiaccio sul lato del giorno o dal congelamento del ghiaccio sul lato notturno, o da un numero qualsiasi di altre possibili fonti. La galassia può essere disseminata di varietà selvagge di pianeti bulbo oculare!”
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