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Israele è risultato essere tra i paesi più impegnati nel programma vaccinale nel tentativo di combattere il Covid-19. Tra i vaccini usati, il paese si è concentrato quasi esclusivamente su Pfizer tanto che hanno anche dato inizio alla sperimentazione dell’utilizzo della terza dose. I primi dati in merito a queste somministrazioni hanno mostrato una protezione che sembra essere più alto di oltre due volte rispetto a quella fornita dopo le due programmate.
Al momento questo dato non va di fatto a cambiare lo scenario della pandemia, perlomeno non da solo. Bisogna capire molti altri aspetti legati alla terza dose, ma sembra ovvio che il risultato potrebbe essere una maggior difficoltà del virus nel riuscire a infettare una persona e a far insorgere il Covid-19. I vaccini, per quanto paradossale sembri, sono già quasi obsoleti nei confronti della variante Delta, ma la terza dose potrebbe essere la risposta per mitigare il problema.
Le parole del ministro delle Sanità israeliano: “Il vaccino è il mezzo migliore che abbiamo per combattere il virus nel Delta, per mantenere la salute, l’economia e la routine della vita in Israele. Abbiamo fornito una fornitura sufficiente di vaccini per tutti coloro che possono essere vaccinato. È tempo di usarlo. Solo se continueremo con un alto tasso di immunizzazione dei vaccinatori nella terza dose e dei cittadini che non sono stati affatto vaccinati, supereremo la crisi senza arrivare a una chiusura”.
Al momento anche l’Europa si sta muovendo verso la terza dose per i vaccini che ne prevedono due. Questa scelta sta causando qualche problema a livello globale però visto che i paesi più poveri hanno bisogno proprio di questi trattamenti.
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