Questa settimana, l’annuncio che un vaccino contro il coronavirus economico e facile da produrre sembra avere un’efficacia del 90% ha suscitato reazioni di giubilo. “Get yourself a vaccaccino” (Procurati un vaccaccino), ha esultato un tabloid britannico, osservando che il vaccino, sviluppato da AstraZeneca in collaborazione con l’University of Oxford, costa meno di una tazza di caffè.
Tuttavia, dalla presentazione dei risultati preliminari della sperimentazione, AstraZeneca ha riconosciuto un errore chiave nel dosaggio del vaccino somministrato ad alcuni partecipanti, il che porta a chiedersi se l’efficacia apparentemente spettacolare del vaccino reggerà la pressione di ulteriori test.
Gli scienziati e gli esperti del settore hanno affermato che l’errore e una serie di altre irregolarità e omissioni nella divulgazione iniziale dei dati da parte dell’azienda hanno intaccato la fiducia dell’opinione pubblica nell’affidabilità dei risultati.
Negli Stati Uniti, gli stessi funzionari hanno notato che i risultati non erano chiari. È stato il responsabile di questa importantissima iniziativa, non l’azienda, a rivelare per primo che i risultati più promettenti del vaccino non riflettevano i dati raccolti dalla vaccinazione degli anziani.
Secondo gli esperti, il risultato è la diminuzione delle probabilità che le autorità di regolamentazione in tutto il mondo autorizzino rapidamente l’uso d’emergenza del vaccino AstraZeneca. Si tratterebbe di un’inattesa battuta d’arresto della campagna globale per arginare la devastante pandemia.
In un’intervista rilasciata mercoledì scorso, Menelas Pangalos, il dirigente di AstraZeneca responsabile di gran parte della ricerca e dello sviluppo dell’azienda, ha difeso la gestione dei test e le modalità di divulgazione dei dati al pubblico. Ha aggiunto che il responsabile dell’errore nel dosaggio è un appaltatore e che, una volta scoperto, le autorità di controllo hanno appreso la cosa e hanno firmato un piano per continuare a testare il vaccino in dosi diverse.
Alla domanda sul perché AstraZeneca abbia condiviso alcune informazioni con gli analisti di Wall Street e con alcuni altri funzionari ed esperti, ma non con il pubblico, Pangalos ha risposto sostenendo che il mezzo migliore per comunicare i risultati è una rivista scientifica sottoposta a peer review, non un giornale.
Ph. credits: Foto di Arek Socha da Pixabay
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