Foto di Pete Linforth da Pixabay
L’OMS ha deciso in questi giorni di sostituire il nome dell’infezione che ci ha colpito durante l’anno, ossia il vaiolo delle scimmie. D’ora in poi la malattia si chiamerà Mpox proprio per evitare il suo nome originale che risulta essere alquanto razzista e stigmatizzante. Questa decisione è stata presa dopo un ragionamento di ben cinque mesi. In diversi incontri, pubblici e privati, un certo numero di individui e paesi hanno sollevato preoccupazioni e chiesto all’OMS di proporre una soluzione per cambiare il nome.
Il termine vaiolo delle scimmie collega inutilmente il virus all’Africa e, per estensione, alimenta l’idea che la malattia sia esclusiva dell’Africa e del popolo africano, hanno sostenuto gli esperti. Inoltre, hanno notato che le scimmie e altri primati non umani probabilmente non sono i principali ospiti del patogeno in natura, ma i roditori lo sono.
Il vaiolo delle scimmie dovrebbe essere modificato per due motivi principali: uno è l’imprecisione scientifica del termine. La seconda ragione è che “scimmia” è stata a lungo usata come insulto razzista contro i neri, che sono stati erroneamente visti come il principale gruppo demografico colpito da mpox. Il termine vaiolo delle scimmie verrà scemando nel corso del prossimo anno, facendo prendere il posto al termine Mpox per definire la malattia.
Questo periodo di transizione di un anno ha lo scopo di ridurre al minimo la confusione causata da un cambio di nome nel bel mezzo di un’epidemia globale e consente anche di aggiornare la classificazione internazionale delle malattie e le pubblicazioni dell’OMS. Il cambio di nome segue una precedente raccomandazione dell’OMS realizzato ad agosto, in cui l’agenzia ha rinominato i diversi cladi, o gruppi geneticamente correlati, di virus mpox.
In precedenza, i due cladi principali erano conosciuti come il “bacino del Congo” o il clade “dell’Africa centrale” e il clade “dell’Africa occidentale”. Il primo clade è ora noto come Clade I, e il secondo è chiamato Clade II.
Foto di Pete Linforth da Pixabay
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