Con l’emergere di nuove varianti del virus SARS-CoV-2, sono emersi preoccupanti segnali riguardanti l’influenza del Covid-19 sul cervello. Sebbene il Covid-19 sia noto principalmente per i suoi sintomi respiratori, crescenti evidenze suggeriscono che il virus possa anche influenzare il sistema nervoso centrale. Gli scienziati hanno esposto le cellule cerebrali a più ceppi di SARS-CoV-2, incluso il virus wild-type originale, Alfa, Beta, Delta, Eta e Omicron. Mentre tutte le varianti causavano stress alle cellule cerebrali, esattamente quali cellule erano colpite dipendeva dalla variante.
Questa ricerca potrebbe gettare le basi per future indagini sull’impatto del virus sul cervello e se la vaccinazione può proteggere da questi effetti. Uno dei sintomi distintivi del Covid-19 è la perdita temporanea dell’olfatto e del gusto. Le varianti del virus possono presentare un potenziale per una maggiore affinità con i recettori dell’olfatto nel naso, portando a un’improvvisa e completa perdita dell’olfatto, nota come anosmia. Questo può essere il risultato della penetrazione del virus nel sistema nervoso olfattivo, situato vicino alla cavità nasale.
Diverse varianti del virus possono causare infezioni del sistema nervoso centrale come encefalite e meningite. Ciò si verifica quando il virus attraversa la barriera emato-encefalica e infetta il cervello o le sue membrane protettive. L’infiammazione risultante può provocare danni permanenti alle cellule cerebrali, causando sintomi come confusione, convulsioni e persino coma. Alcuni pazienti con Covid-19 sviluppano sintomi neurologici persistenti che persistono per mesi dopo la fase acuta dell’infezione. Questi sintomi includono nebbie cerebrali, problemi di concentrazione, affaticamento mentale e depressione. Si presume che le varianti possano giocare un ruolo nel protrarsi di questi sintomi neurologici.
Questo virus è stato associato a un aumento dei rischi di ictus, specialmente nei pazienti più gravi. Le varianti del virus potrebbero influenzare il sistema cardiovascolare, portando a un maggiore rischio di coaguli sanguigni che possono raggiungere il cervello e provocare ictus ischemici o emorragici. Alcune varianti sembrano avere una maggiore affinità per il sistema nervoso centrale nei bambini, causando una rara ma grave condizione chiamata sindrome infiammatoria multisistemica pediatrica. Questa condizione provoca infiammazione generalizzata, inclusa quella del cervello, e può avere conseguenze a lungo termine sullo sviluppo cognitivo e neurologico dei bambini colpiti.
Alcune ricerche preliminari hanno suggerito una possibile correlazione tra l’infezione da Covid-19 e un aumento del rischio di sviluppare patologie neurodegenerative come l’Alzheimer e il morbo di Parkinson. Se le varianti del virus hanno una maggiore affinità per il cervello, potrebbero aumentare questo rischio, anche nei pazienti più giovani. Le varianti del virus potrebbero scatenare risposte immunitarie iperattive nel corpo, inclusa l’infiammazione sistemica. L’infiammazione prolungata può danneggiare il cervello e le sue funzioni cognitive, causando problemi di memoria, concentrazione e apprendimento.
Dalle conseguenze a breve termine, come la perdita dell’olfatto, alle possibili implicazioni a lungo termine sulle patologie neurodegenerative, le varianti Covid-19 richiedono un’attenzione particolare in relazione alla loro interazione con il cervello. Ulteriori studi sono necessari per comprendere appieno l’estensione di queste conseguenze neurologiche e per sviluppare strategie di prevenzione e trattamento mirate a mitigare gli effetti sul cervello dei pazienti colpiti.
Foto di Kohji Asakawa da Pixabay
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