Un emozionante viaggio a bordo della Nathaniel B. Palmer, la nave che si è diretta in esplorazione nell’Antartico alla scoperta del ghiacciaio Thwaites e dei suoi misteri che minacciano le nostre coste. Il grande ghiacciaio si sta sciogliendo e se dovesse collassare provocherebbe un significativo innalzamento dei livelli delle acque. La Palmer lo ha raggiunto circa alle 5 del mattino di martedì scorso, navigando lungo la costa remota dell’Antartide occidentale. Il primo ad osservarlo è stato uno dei giovani ricercatori a bordo, il ventisettenne Peter Sheehan, dell’Università inglese dell’East Anglia. Ciò su cui per primo ha posato lo sguardo è un immenso muro di ghiaccio che si ergeva a dritta della nave, incombente e spettrale nella luce dell’alba.
Le parole con cui Sheehan lo ha descritto sono state: “uno spettacolo inquietante. L’acqua blu, il cielo blu, il ghiaccio blu. Era tutto sfumature di blu. Di solito ho una mente scientifica, e cerco di capire come raccogliere i dati. Ma in quel momento ha prevalso la reazione umana. Sono stato sopraffatto dalla potenza e dalla bellezza del Thwaites”.
Grazie al poco vento e al mare calmo, la Palmer è potuta scivolare sull’acqua ad una distanza molto ravvicinata dal muro di ghiaccio dell’imponente ghiacciaio. I ricercatori hanno quindi potuto osservarlo da vicino e scattare numerose fotografie. Si è trattato davvero di un evento fortunato. Generalmente non è possibili avvicinarsi molto a questo ghiacciaio, a causa del costante rischio di crolli. Le crepe nel ghiaccio del Thwaites, erano molto evidenti e apparivano di un blu luminoso.
Il viaggio verso l’Antartide non è stato affatto facile. La Palmer, ed il suo equipaggio, hanno dovuto affrontare un viaggio di un mese, dall’estremo meridionale del Sud America, all’Antartide occidentale. Un viaggio attraverso le grandi onde dei 40° Ruggenti e dei Furiosi 50°. Affrontando anche dei guasti ed un emergenza medica. Ma a ricompensa di questa fatica, la vista dell’enorme ghiacciaio e la possibilità di assolvere al loro compito di rispondere ad importanti domande. Domande di grande urgenza scientifica, come ad esempio scoprire se e quando il Thwaites potrebbe collassare.
Il futuro di questo ghiacciaio è davvero importante per noi e per il nostro futuro, eppure sappiamo davvero molto poco di lui. La maggior parte degli scienziati ritiene che dall’ultimo periodo interglaciale, terminato circa 120.000 anni fa, nelle acque dove ha navigato la Palmer, si trovassero migliaia di metri di ghiaccio. Altri invece sospettano che il ghiacciaio Thwaites si sia sciolto in modo consistente, durante quel periodo, ma di questo non ci sono prove chiare e concrete. Quello che invece è certo, è che negli ultimi decenni, a causa dell’aumento di carbonio e gas serra nell’atmosfera e il conseguente riscaldamento globale, la piattaforma di ghiaccio del Thwaites, si è ritirata rapidamente, scoprendo molta acqua sul fronte del ghiacciaio, che non è mai stato esplorato né mappato.
Gran parte delle nostre conoscenze vengono dallo studio satellitare della zona del ghiacciaio Thwaites. I satelliti hanno osservato e misurato costantemente l’altezza delle lastre di ghiaccio, che possono essere utilizzate per calcolare la massa e la velocità di fusione. La tecnologia di inversione di gravità viene utilizzata per ottenere un’idea approssimativa del fondale marino, in modo da riuscire a definire come le correnti oceaniche raggiungono il ghiacciaio.
Ma la realtà derivante da uno studio e da una mappatura diretta dei fondali della zona, potrebbe fornirci molte più informazioni. Grazie al lavoro degli scienziati e ricercatori a bordo della Palmer, potremo avere presto un idea più precisa della gravità della situazione del ghiacciaio Thwaites.
Rob Larter, a capo della spedizione scientifica della Palmer, ha così definito l’osservazione del ghiacciaio: “è più caotico di quanto mi aspettassi”. La maggior parte delle piattaforme di ghiaccio in Antartide sono piatte, mentre molte sezioni della piattaforma del Thwaites sono un disordine confuso, con grandi crepacci e spalle inclinate. Questo significa che, alla base della calotta di ghiaccio, lo scioglimento sta avanzando rapidamente, e che quindi ci potrebbe essere molta acqua calda circumpolare che scorreva sotto il ghiacciaio. Questo è in accordo con la grande cavità osservata dallo scienziato della NASA, Pietro Milillo, tramite le osservazioni satellitari. E non è certo una buona notizia per tutti noi.
L’immenso ghiacciaio e la sua potenziale minaccia, dovrebbero ricordarci che viviamo tutti sullo stesso Pianeta e che dovremmo fare qualcosa per porre rimedio a quello che abbiamo creato, se non è già troppo tardi.
“Per me, è difficile immaginare che qualcosa di così grande, così permanente, così vasto, sia la contempo così fragile”, ha affermato Sheehan. “Noi equipariamo dimensione e grandezza con la perpetuità, guardiamo una montagna, e pensiamo, ‘sarà lì per sempre’. Ma guardare il ghiacciaio Thwaites ti costringe a pensare che non è sempre così. Questo ghiacciaio, per quanto sia enorme, non è eterno. Se torneremo l’anno prossimo, sembrerà completamente diverso. Ciò che pensavi fosse sempre stato lì, potrebbero non esserlo. È una cosa abbastanza sconvolgente”.
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