Non troppi giorni fa è nata un’iniziativa alquanto particolare. Il nome è Folding@home il cui scopo è di sfruttare la potenza dei moltissimi computer da gaming sparsi per il mondo per cercare di comprendere meglio il coronavirus dietro l’attuale pandemia. L’iniziativa ha subito attirato un gran numero di videogiocatori, quelli che è più noto abbiano una macchina potente in grado di offrire molto a tale ricerca.
400.000 utenti in appena una settimana. Un numero di utenti che ha permesso di raggiungere una potenza relativa alle prestazioni informatiche di 470 petaFLOPS. È numero spaventoso che in molti potrebbe neanche immaginare cosa rappresenta. L’attuale supercomputer più veloce al mondo in fatto di calcoli, Summit, raggiunge un picco di 200 petaFLOPS, meno della metà.
Si tratta di un’iniziativa interessante che spinge individui che magari si sentono impotenti allo stato attuale delle cose a donare parte della potenza dei loro computer per aiutare la ricerca in merito al SARS-CoV-2. Grazie a tale potenza possono dare vita a diverse simulazioni per analizzare le dinamiche e le proprietà di tale coronavirus. La speranza è di poter usare tutto questo per capire come eventuali farmaci potrebbero combattere la malattia.
Non sono solo i videogiocatori ad aver iniziato a partecipare a tale iniziativa, ma anche produttori di parti hardware, come Gigabyte, e testate giornalistiche specializzate del settore hanno dato il loro contribuito fornendo materiale e intere macchine di fascia alta. Un modo spesso bistrattato dai media tradizionali, inutile negare perché è così, che si è unito per combattere contro la pandemia.
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