Foto di Michał Parzuchowski su Unsplash
Con l’avanzare dell’età, è normale osservare un leggero calo della memoria e delle capacità cognitive. Tuttavia, nuovi studi suggeriscono che una carenza di vitamina K potrebbe essere un fattore determinante nell’accelerare questo processo. La scoperta apre nuove prospettive sulla prevenzione del declino cognitivo, ponendo l’attenzione su un nutriente spesso sottovalutato.
La vitamina K è tradizionalmente conosciuta per il suo ruolo nella coagulazione del sangue, ma le ricerche recenti stanno evidenziando funzioni più ampie, soprattutto a livello neurologico. Alcuni ricercatori hanno osservato che livelli adeguati di questa vitamina sono associati a migliori prestazioni cognitive negli anziani, specialmente per quanto riguarda memoria e attenzione.
Uno studio condotto su un campione di adulti over 65 ha rilevato che coloro con un apporto alimentare più elevato di vitamina K presentavano una memoria episodica più stabile rispetto ai coetanei con carenze. Questo tipo di memoria è cruciale per ricordare eventi passati e informazioni personali, ed è spesso tra le prime a deteriorarsi con l’invecchiamento.
La spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che la vitamina K partecipa alla produzione di sfingolipidi, molecole fondamentali per la struttura e la funzione delle cellule cerebrali. Inoltre, sembra avere un ruolo nella protezione del cervello dallo stress ossidativo, uno dei principali nemici della salute neuronale.
Le fonti principali di vitamina K sono verdure a foglia verde come spinaci, cavolo riccio, bietole e lattuga, ma anche alimenti fermentati come il natto (diffuso in Giappone) e alcuni formaggi. Nonostante ciò, molte persone anziane tendono a consumarne quantità inferiori al fabbisogno, spesso per problemi digestivi, dieta squilibrata o scarso appetito.
I medici raccomandano quindi di prestare attenzione all’alimentazione quotidiana, puntando su una dieta varia e ricca di vegetali, magari con l’aiuto di un nutrizionista. In alcuni casi, può essere utile valutare l’integrazione, ma solo sotto controllo medico, poiché la vitamina K può interagire con alcuni farmaci, in particolare gli anticoagulanti.
La ricerca sulla vitamina K e la salute cerebrale è ancora in corso, ma i risultati finora raccolti sottolineano l’importanza di una nutrizione completa anche in età avanzata. Prendersi cura del cervello parte dalla tavola, e piccoli cambiamenti possono fare la differenza nel lungo termine.
In un’epoca in cui l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno globale, comprendere e applicare strategie nutrizionali preventive potrebbe aiutare milioni di persone a mantenere la propria autonomia e qualità di vita. La vitamina K, in questo senso, si rivela un’alleata preziosa della memoria.
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