Un piano di integratori personalizzato creato appositamente per ogni persona potrebbe essere la risposta a una più corretta assunzione di integratori e di vitamine. Inoltre invece di assumere una serie di pillole si possono combinare tutti i nutrienti di cui si ha bisogno in un’unica soluzione.
Al giorno d’oggi sono sempre di più le aziende che propongono la creazione di integratori e di vitamine personalizzate, realizzate sulla base di semplici questionari compilati dagli utenti online. Ma è davvero necessario ricorrere all’integrazione di vitamine? Le vitamine personalizzate sono davvero la soluzione giusta?
Diversi esperti di nutrizione, sono infatti contrari a questo tipo di integrazione. Ad esempio Clare Collins, professoressa di nutrizione e dietetica presso l’Università di Newcastle nel New South Wales, in Australia, ritiene che molte di queste aziende utilizzino ingredienti che definisce come “falsi”, sostenendo che la ricerca citata a loro sostegno tende ad essere di bassa qualità.
Negli ultimi mesi, la rapida ascesa dell’industria delle vitamine personalizzate è stata oggetto di un interesse crescente da parte di media e ricercatori. Il mercato globale della nutrizione e del benessere al dettaglio è stato valutato a 1,8 miliardi di dollari nel 2020 e alcune delle più grandi aziende alimentari del mondo hanno iniziato a tenere d’occhio questo nuovo redditizio settore. Basti pensare che nel 2019, Nestlé ha acquisito il servizio di vitamine personalizzato in abbonamento Persona, ad una cifra che non è stata resa pubblica.
E mentre i consumatori impazziscono per questi nuovi servizi, molti ricercatori iniziano a porsi domande su ciò che queste ditte vendono loro. Emily Burch, dietista e ricercatrice accreditata presso l’Università del Queensland in Australia, è particolarmente cinica nei confronti delle aziende che commerciano integratori di questo tipo.
Lo scetticismo di Burch indica alcuni dei problemi generali con le vitamine nel loro insieme. Gli integratori vitaminici sono stati a lungo una delle fonti di reddito più affidabili del settore del benessere, al punto che negli ultimi anni le principali aziende farmaceutiche, come Pfizer, GSK, Novartis e Unilever sono persino entrate in gioco e producono e vendono i propri integratori vitaminici.
Il clamore vitaminico iniziò per la prima volta negli Stati Uniti negli anni ’40, e da allora, non hanno mai subito arresti, con i presunti benefici delle vitamine che si sono diffusi in tutto il mondo e hanno contribuito a creare un settore che ora vale circa 129,6 miliardi di dollari.
Molti credono che assumere integratori vitaminici sia una soluzione ottimale per mantenere il benessere fisico. Ma ciò che molti non sanno è che l’assunzione di integratori vitaminici può anche provocare danni all’organismo, invece che apportare benefici.
Nonostante decenni di ricerca infatti, le effettive conseguenze dell’assunzione di integratori sulla salute sono ancora poco chiari. Ad esempio, sebbene ci siano alcuni dati a sostegno dei benefici degli integratori di acido folico all’inizio della gravidanza e che lo zinco possa aiutare a rallentare la degenerazione maculare legata all’età, non ci sono prove valide che le vitamine vivere più a lungo, rallentino il declino cognitivo o diminuiscano le tue possibilità di malattie croniche, come malattie cardiache, ictus, cancro o diabete.
Un’analisi del 2020 del British Medical Journal afferma che “le prove di studi randomizzati non supportano l’uso di integratori di vitamine, minerali e olio di pesce per ridurre il rischio di malattie non trasmissibili [cancro, malattie cardiovascolari o diabete di tipo 2]”.
In effetti, alcune delle prove più chiare hanno mostrato invece che in alcuni casi, l’assunzione di vitamine può effettivamente danneggiare la salute, specialmente in fumatori o pazienti che assumono farmaci che potrebbero interagire con un particolare integratore.
Ad esempio, sia la vitamina A che il beta carotene aumentano il rischio di cancro ai polmoni nei fumatori, mentre la vitamina K può ridurre la potenza di anticoagulanti come il warfarin e l’erba di San Giovanni può rendere meno efficaci farmaci come gli antidepressivi.
Gli esperti di nutrizione tendono a ritenere che in persone sane sia molto meglio ottenere il giusto apporto vitaminico attraverso una dieta equilibrata con un’ampia varietà di frutta e verdura, attraverso la quale i nutrienti essenziali saranno meglio assorbiti dal corpo, piuttosto che tramite integratori supplementari.
Inoltre l’assunzione di quantità eccessive di integratori può condurre ad una condizione chiamata ipervitaminosi, che si riferisce a livelli di accumulo anormalmente elevati di vitamine nel tessuto adiposo che possono causare problemi.
Ad esempio, alcune ricerche hanno associato l’integrazione di acido folico con un aumentato rischio di cancro alla prostata negli uomini. Livelli eccessivi di ferro possono accumularsi nel cervello portando all’insorgenza di diverse malattie neurodegenerative.
L’assunzione di vitamine e integratori dovrebbe essere considerata solo per gli individui con condizioni mediche specifiche o esigenze dietetiche, poiché potrebbero essere carenti di alcuni minerali come le persone che vivono con pancreatite cronica, fibrosi cistica, celiachia e morbo di Crohn, che hanno problemi con l’assorbimento delle vitamine. Gli studi hanno anche dimostrato che le persone che seguono una dieta vegana possono beneficiare di un’integrazione aggiuntiva di vitamina B12. In tutti questi casi è comunque consigliabile consultare un dietista o il proprio medico prima di ricorrere all’utilizzo di integratori.
Da questo punto di vista dunque la creazione di vitamine personalizzate potrebbe rappresentare una soluzione. Se gli integratori sono creati nel modo corretto, utilizzando algoritmi che siano in grado di raccomandare gli integratori giusti in base al profilo dell’utente che è probabile che sia carente di determinati nutrienti.
È chiaro che uno dei principali limiti dei fornitori di vitamine personalizzate è l’aspetto della personalizzazione, che si basa interamente su un quiz completato dall’utente. Alcuni ritengono che, in futuro, nuove tecnologie come la genotipizzazione o il sequenziamento del microbioma potrebbero essere in grado di fornire un metodo più preciso e scientifico per identificare chi è carente di quali nutrienti, ma questa ricerca al momento è solo agli inizi.
Foto di Elias Shariff Falla Mardini da Pixabay
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