Molti sono stati purtroppo i segnali, in questi ultimi tempi, che il clima del nostro Pianeta sta subendo dei rapidi cambiamenti. Sembra proprio che il cambiamento climatico stia avvenendo ad un ritmo molto più elevato di quanto previsto da molti scienziati. L’Artico si sta sciogliendo così in fretta che presto sarà solo un altro tratto dell’Oceano Atlantico e i ghiacciai dell’Antartide continuano a mostrarci nuove crepe. In Australia, durante il mese più caldo, centinaia di migliaia di pesci sono rimasti letteralmente soffocati. Ed infine nei giorni scorsi un vortice polare si è abbattuto sugli Stati Uniti, rendendoli più freddi di alcune zone artiche.
Il vortice polare che ha portato le temperature del Minnesota tra i -50 ed i -58 °C, sembrerebbe non avere nulla in comune con i quasi +50 °C registrati lo scorso anno in Australia. Ma in realtà questi pericolosi estremi sono proprio la conferma che l’aumento delle emissioni umane stia provocando un profondo cambiamento nel clima.
L’accumulo di carbonio e gas serra nell’atmosfera provoca il riscaldamento del pianeta e lo scioglimento delle calotte polari. Questo porta alla diminuzione del gradiente di temperatura tra Equatore e Poli.
Alcuni studi, ancora in corso e non conclusivi, sostengono che questo porti all’indebolimento delle correnti a getto, fondamentali nella regolazione del clima e negli eventi meteorologici.
La corrente a getto è presente tutto l’anno ed è responsabile della creazione e della direzione dei sistemi di alta e bassa pressione che determinano il meteo giornaliero. Si forma nell’atmosfera terrestre a circa 11 km di altitudine, in genere tra masse d’aria adiacenti con significative differenze di temperatura, come quella della regione polare e dell’aria più calda nella regione più verso l’equatore.
Assottigliandosi questa differenza di temperatura tra le due zone, si riduce le differenze di pressione tra l’Artico e le latitudini medie, indebolendo i venti della corrente a getto che tende quindi a vagare.
Questo porta infatti alla più lunga permanenza di fronti di alta pressione in estate, causando ondate di calore come quella che si è verificata in Australia.
Inoltre molto al di sopra della corrente a getto, a circa 48 km di altitudine, si trova il vortice polare stratosferico. Questo flusso di vento circonda il Polo Nord durante l’inverno. Ma le grandi ondulazioni nord-sud, che si verificano nella corrente a getto alterata, generano energia delle onde nell’atmosfera.
Se queste ondulazioni saranno molto profonde e persistenti, l’energia viaggerà verso l’alto modificando il vortice polare stratosferico, a volte dividendolo in due o più vortici distinti che si spingono verso sud portando con loro l’aria molto fredda e lasciandosi dietro aria più calda.
Questo è proprio quello che è avvenuto la scorsa settimana negli USA, che hanno registrato temperature più basse di quelle artiche. E la causa scatenante di tutto questo è il rapido innalzamento delle temperature polari a causa dello scioglimento dei ghiacci.
Il Copernicus Climate Change Service, l’istituto europeo che raccoglie dati satellitari sul clima, ha infatti confermato che gli ultimi quattro anni sono stati i più caldi mai registrati. Il responsabile del centro, Jean-Noël Thépaut ha affermato che “drammatici eventi climatici come l’estate calda e secca in grandi parti dell’Europa o l’aumento della temperatura intorno alle regioni artiche sono segnali allarmanti per tutti noi. Solo unendo i nostri sforzi, possiamo fare la differenza e preservare il nostro pianeta per le generazioni future”.
Il freddo polare della scorsa settimana non smentisce quindi il riscaldamento globale, è solo un ulteriore conferma di come questo stia modificando il clima della Terra. Come ha infatti dichiarato Bob Ward, del Grantham Research Institute sui cambiamenti climatici e l’ambiente, “è molto importante notare che, nonostante il freddo, c’è una tendenza molto chiara negli Stati Uniti e in Canada ad inverni più caldi. È un promemoria del cambiamento climatico e che molti degli impatti potrebbero essere inaspettati e senza precedenti”.
Secondo Ward i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera sono i più alti mai registrati da milioni di anni e l’uomo esiste solo da 200 mila anni. “Quindi non abbiamo esperienza storica o addirittura evolutiva del clima che stiamo creando”. Non possiamo quindi essere certi che riusciremo a far fronte a tutti gli impatti che il cambiamento climatico potrebbe provocare, come siccità estreme, forti piogge, ondate di caldo, la perdita di ghiacciai e calotte glaciali, innalzamento del livello del mare e acidificazione gli oceani.
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