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Recensione AEW: Fight Forever – il wrestling torna a farla da padrone

AEW: Fight Forever sancisce il ritorno di Yuke’s Future Media Corporation, il team di sviluppatori per intenderci, nel mondo del wrestling, volendo a tutti gli effetti rappresentare la giusta alternativa ai titoli WWE di 2K (come il più recente 2K23). Vediamolo meglio da vicino nella nostra recensione completa.

 

Grafica

La nostra prova si è articolata interamente su PS5, non abbiamo notato rallentamenti o cali del frame rate significativi, atti a inficiare l’esperienza complessiva. Nel complesso il comparto tecnico è sufficiente, non parliamo in nessun modo di next-gen, ma osservandolo nell’insieme, siamo discretamente soddisfatti del risultato raggiunto. Le movenze dei personaggi sono abbastanza fluide, e la conta poligonale è buona. Ciò di cui abbiamo sentito la mancanza è sicuramente una maggiore pulizia nei volti dei personaggi, ed in texture che andrebbero definite meglio, dimostrando a tutti gli effetti una carenza di dettaglio e di nitidezza generali.

Il gioco è localizzato in lingua inglese, i commentatori sono divertenti ed avvincenti, riescono ad innalzare il livello dell’esperienza, anche con una colonna sonora generalmente adeguata, ed in linea con quelle che possono essere le aspettative nell’avvicinamento ad un titolo di questo tipo.

 

Gameplay e Meccanica di gioco

Alla base di AEW: Fight Forever troviamo il divertimento, a prescindere dalle piccole magagne tecniche, Yuke’s è stata in grado di creare un titolo che diverte nel profondo il giocatore, senza troppi pensieri o grattacapi. Questo è reso possibile dall’alto livello di personalizzazione dell’esperienza, infatti nelle mani del giocatore troviamo la possibilità di creare entrate in scena, piccoli combattimenti, direttamente le arene ed altro ancora.

Le modalità di gioco a cui affidarsi sono sostanzialmente le classiche, tra cui spicca Road to Elite, la funzione centrale di AEW: Fight Forever, una sorta di carriera nel corso della quale sarà possibile creare il proprio personaggio, oppure affidarsi ad uno del passato, partendo dai bassifondi sino ad arrivare al successo, rispettando i desideri della famiglia Khan, e con tanti intermezzi che riempiono le scene, anche direttamente dagli spogliatoi.

Nel momento in cui avviamo la partita notiamo la prima mancanza, un’entrata in scena degna del wrestling, proprio uno degli intermezzi delle singole gare più amati dal pubblico è stato inconsciamente rimosso, tanto da generare polemiche non di poco conto. Tralasciando questo aspetto non di poco conto, anche il gameplay non convince appieno: il numero di mosse è estremamente limitato (sebbene comunque affondi le radici sulle movenze che hanno fatto la storia del passato). La stessa mappatura dei comandi sul joypad è enigmatica, tutto a rendere l’esperienza decisamente più macchinosa e meno intuitiva per l’utente finale, il che va ulteriormente a spegnere la magia e l’immediatezza del combattimento.

Discorsi simili possono essere estesi a quanti lottatori sono inclusi all’interno del roaster, a causa più che altro dell’assenza delle licenze ufficiali per includere le federazioni che operano all’esterno di AEW. Al momento non sappiamo se questa situazione verrà appianata, eventualmente con l’aggiunta di un futuro DLC, o se a tutti gli effetti dovremo conviverci per sempre.

 

AEW: Fight Forever – conclusioni

In conclusione AEW: Fight Forever è ben lontano dai fasti di WWE 2K23, un titolo dall’enorme potenziale sfruttato malamente dagli sviluppatori, che decidono di arroccarsi nel passato, sia da un punto di vista del gameplay (troppo macchinoso), che nel comparto grafico (a tutti gli effetti è quasi ai livelli di una PS4 agli inizi). La base per il successo c’è ed è presente, ma spetta alla software house sfruttarla pienamente per raggiungere le rivali agguerrite del settore.

 

AEW: Fight Forever

6.4

Grafica

6.0/10

Gameplay

6.5/10

Meccanica di gioco

7.0/10

Realismo

6.0/10

Pros

  • Molto divertente
  • Personalizzabile al punto giusto

Cons

  • Gameplay macchinoso
  • Graficamente arretrato
Denis Dosi

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