La Canon EOS 850D rappresenta la nuova generazione, successiva alla EOS 800D, di una delle reflex digitali di fascia media più amate dagli utenti. In vendita nel periodo corrente a circa 945 euro in kit, promette buone prestazioni, richiedendo in cambio qualche piccola rinuncia qua e là.
Il design ricorda la maggior parte dei prodotti del brand, sebbene presenti un minor quantitativo di ghiere e di pulsanti personalizzabili, segnale dell’intenzione dell’azienda di votarla ad un pubblico di semi-professionisti. Il corpo macchina è realizzato in policarbonato e lega di alluminio, non appare essere troppo resistente, in alcune occasioni si sentono degli scricchiolii di troppo, inoltre non è tropicalizzato. Le dimensioni sono relativamente ridotte, raggiunge 131 x 102,6 x 76,2 millimetri, con un peso di 515 grammi (incluse batteria e SD); è una macchina facilmente utilizzabile con una mano, in primis perché è leggera, ma in secondo luogo proprio grazie ad una impugnatura abbastanza profonda. Lo spazio tra l’ottica e la suddetta è più che sufficiente anche per chi ha le mani grandi, o se volete utilizzare componenti ingombranti.
Sui bordi abbiamo la connettività, sul lato sinistro spiccano il jack da 3,5 millimetri per il microfono/cuffie esterne, una microHDMI di tipo D e micro USB per il collegamento al computer. L’unico slot per la SD è posizionato sul lato destro.
La Canon EOS 850D è una reflex, e come tale presenta il sensore CMOS APS-C (da 22,3 x 14,9 millimetri) da 24,1 megapixel, con filtri passa-basso ea colori primari, tutto accoppiato con il solito processore Digic 8. L’otturatore con scorrimento verticale sul piano focale è controllato elettronicamente, permette uno scatto continuo di 8 fps, mentre la velocità di scatto oscillerà tra 1/4000 e 30 secondi.
Data la natura del prodotto, il mirino non sarà elettronico come sulle ultime mirrorless (ad esempio la Fujifilm X-S10 vista qualche giorno fa), ma ottico pentaspecchio. Questi presenta una copertura del 95%, ingrandimento 0,82x e schermo di messa a fuoco fisso, grazie ai 45 punti a croce.
Spostando l’attenzione nella parte posteriore notiamo pochissimi pulsanti, ma anche la solita disposizione dei dispositivi Canon, con l’attenzione catturata dal monitor LCD. Le sue dimensioni non appaiono essere troppo elevate, sebbene parliamo di un TFT Clear View II da 3 pollici di diagonale (7,5 centimetri), con risoluzione a 1,04 milioni di punti, copertura del 100% e angolo di visualizzazione di 170°, forse a causa delle cornici abbastanza marcate. Nonostante ciò è completamente touchscreen (anche per la navigazione nei menù), la luminosità è regolabile solo manualmente su 7 livelli, e presenta complessivamente un dettaglio perfettamente in linea con la fascia di prezzo di posizionamento.
Il suo pregio è l’essere completamente orientabile, in tal modo l’utente potrà raggiungere un elevato numero di impostazioni ed angoli di utilizzo, rendendo la Canon EOS 850D più versatile e facilmente utilizzabile in mobilità o per la registrazione di vlog. Essendo un prodotto relativamente recente, è anche connessa, infatti presenta connettività WiFi 802.11 b/g/n a 2.4GHz e bluetooth 4.1.
La batteria è incastonata nell’alloggiamento inferiore, viene ricaricata tramite il caricabatterie integrato in confezione, presenta una durata che potremmo quasi definire nella media. Nel corso dei nostri test abbiamo raggiunto 800 scatti al massimo con il mirino ottico e 300/400 scatti con il display posteriore.
Le immagini vengono scattate al massimo a 6000 x 4000 pixel, con ISO tra 100 e 26500, fino ad una estensione a 51200. La resa la possiamo ritenere perfettamente in linea con la fascia di prezzo, ma suddividiamola per condizioni di luce.
All’aperto gli scatti sono complessivamente soddisfacenti, la gamma dinamica è risultata essere abbastanza ampia (anche se non ampissima), con saturazione e contrasto pressoché corretti. La scena viene riprodotta fedelmente, senza difficoltà o negatività da segnalare; il dettaglio rispecchia chiaramente quanto ci si attende da una camera da 900 euro in kit, quindi ben fatto e preciso, con una nitidezza non sempre ai massimi livelli. La gestione delle forti luci, al contrario, non è problematica.
Nel momento in cui la luminosità cala, gli scatti sono ottimi, in termini di dettaglio e precisione, i colori sono ben definiti e le immagini appaiono essere abbastanza nitide. Il rumore digitale inizialmente non si vede, crescendo con gli ISO lo si inizierà ad intravedere a partire da circa 3200 ISO. A differenza di quanto si potrebbe pensare non si rischia di realizzare uno scatto mosso, sebbene si consigli un’ottica con stabilizzatore integrato.
I video vengono registrati al massimo in 4K a 25fps, con limite di 30 minuti per clip, e nessun fattore di crop. La qualità è generalmente in linea con tutto quanto vi abbiamo appena raccontato da un punto di vista fotografico, senza distinzioni particolari.
L’autofocus, dato il suo essere reflex, è suddiviso in due parti: 45 punti a croce tramite mirino ottico o dual pixel CMOS a rilevamento di fase con il display posteriore (fino ad un massimo di 143 punti con intelligent tracking itr, il passaggio tra l’uno e l’altro avviene con il pulsante dedicato). Quest’ultimo è sicuramente il più interessante ed utilizzato nella registrazione video, è esattamente la stessa tecnologia che troviamo su Canon EOS di fascia più alta. Partendo dalla considerazione che è meno rapido dell’autofocus di una mirrorless di ultima generazione, nella valutazione lo dobbiamo confrontare con le altre reflex.
Precisato questo piccolo ed importante particolare, possiamo considerare l’autofocus della Canon EOS 850D davvero interessante, in quanto è abbastanza rapido, riesce a catturare alla perfezione il soggetto, riuscendo a tenerlo per un tempo più lungo del previsto, e sopportando anche movimenti abbastanza importanti (grazie all’iTR di cui parlavamo prima). L’unico neo è l’impossibilità di utilizzare il Dual Pixel CMOS con la registrazione in 4K, sarà necessario ridurre la qualità in FullHD.
La stabilizzazione è digitale con compensazione a 5 assi, con la possibilità di collaborare con l’eventuale stabilizzatore ottico presente sull’obiettivo montato. La resa è sufficiente, sebbene si noti una enorme differenza con le altre rivali del segmento, ma mirrorless; se non avete la mano allenata è praticamente impossibile registrare camminando, i pan invece sono semplificati, richiedono comunque la mano ferma ed esperta.
In conclusione la Canon EOS 850D non è un camera per registrare video, sebbene riesca a garantire una qualità complessivamente sufficiente, a conti fatti la stabilizzazione e l’autofocus non riescono a tenere il passo delle mirrorless più recenti. Ottima al contrario la resa fotografica, in termini di pasta cromatica, dettaglio ed ampiezza della gamma dinamica, come anche la portabilità date le relativamente ridotte dimensioni. Il prezzo è più adeguato per la qualità offerta, l’acquisto lo consigliamo agli utenti alla ricerca di una reflex principalmente per scattare istantanee.
Di seguito potete visionare la nostra recensione, mentre sotto troverete i punteggi riassuntivi.
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