DJI Air 2S rappresenta una generazione intermedia della serie Air, la quale nel contempo perde la denominazione Mavic, come già visto in occasione dell’ultimo DJI Mini 2. Il prodotto debutta sul mercato portando una innovazione importante nel sensore fotografico, ed alzando leggermente il prezzo di vendita, al giorno d’oggi la versione Fly More Combo potrà essere acquistata a circa 1300 euro.
Esteticamente il prodotto è praticamente identico alla generazione precedente, presenta dimensioni di 183 x 253 x 77 millimetri (una volta aperto con eliche montate), mentre si ferma a 180 x 97 x 77 millimetri, quando chiuso. Il peso è appena inferiore ai 600 grammi, più precisamente parliamo di 595 grammi con batteria inclusa, per una lunghezza diagonale di circa 302 millimetri.
Realizzato interamente in plastica rigida, di buona qualità generale, presenta la solita colorazione caratteristica dei droni del brand; sulla superficie trovano posto solamente due connettori, un ingresso microSD fino a 256GB ed una USB type-C per il collegamento ad un computer o alla presa a muro. E’ presente memoria interna da 8GB, per il salvataggio di immagini e video direttamente sul drone stesso.
Il DJI Air 2S presenta la stessa dotazione di sensori del DJI Mavic Air 2, con l’aggiunta di due camere nella parte frontale; queste permetteranno il riconoscimento degli ostacoli superiormente (63 gradi in orizzontale e 78 in verticale), ad una distanza tra 0,34 e 28,6 metri. Per il resto integra sensori posteriori fino ad una velocità massima di 12 m/s e distanze tra 0,37 e 23,4 metri, inferiori con ToF per stazionamento 0,5 – 30 metri o ostacoli 0,1 – 8 metri, nonché ovviamente frontali fino a 15 m/s e distanze di rilevamento 0,38 – 23,8 metri. Un sistema più che completo e soddisfacente, in grado di garantire un volo sicuro e spensierato, in quanto le due nuove camere, con campo di visuale fisheye possono infatti garantire la protezione anche sui lati (sebbene sensori laterali dedicati siano sempre preferibili).
Le modalità di utilizzo sono sempre le stesse, si raggiungono velocità di 19 m/s in Sport e di 15 m/s in Normale, con una ascesa/discesa massima di 6 m/s; per quanto riguarda la rotazione angolare, parliamo comunque di 250 gradi/s, sempre in modalità Sport.
La resistenza al vento è notevole, parliamo di un massimo di 10,7 m/s, lo abbiamo testato in giornate particolarmente ventose, ed a tutti gli effetti non si è mosso di quasi un centimetro, garantendo un video ben fatto e stabile. Lo stabilizzatore a 3 assi (inclinazione, rollio e rotazione orizzontale) funziona alla perfezione, come da aspettative.
La batteria è posizionata superiormente, è da 3500mAh, presenta una durata leggermente inferiore rispetto al DJI Mavic Air 2, in quanto il maggior quantitativo di dati inviati dai sensori al processore, richiede un dispendio di energia superiore da parte di quest’ultimo per la loro elaborazione. Tutto si tramuta in un volo possibile di circa 20-25 minuti, dipendentemente dalle condizioni dell’ambiente e da come utilizzerete il drone.
La novità più importante è senza dubbio rappresentata dal sensore anteriore CMOS da 1 pollice da 20 megapixel, angolo di visuale di 88 gradi, lunghezza focale di 22 millimetri, apertura F2.8 e distanza di messa a fuoco da 60 centimetri all’infinito. Questi prende il posto del sensore da 1/2 pollice da 48 megapixel del Mavic Air 2, il quale scattava istantanee a 12 megapixel con Pixel Binning.
La differenza è notevole, talmente elevata da portarci a consigliare l’upgrade. Le immagini vengono realizzate appunto a 20 megapixel con risoluzione 5472 x 3648 pixel, appaiono essere molto più dettagliate e nitide, il miglioramento si vede ad occhio nudo, e può esser notato anche da utenti non esperti del settore. I colori sono fedelmente riprodotti, la gamma dinamica è sufficientemente ampia, ed il sistema riesce a risolvere il vecchio “problema” con il bilanciamento del bianco o la gestione delle forti luci.
Il miglioramento è ancora più marcato quando la luminosità diminuisce, il sensore più grande è in grado di catturare più luce, senza ricorrere all’incremento degli ISO (che possono oscillare tra 100 – 12800) o all’elaborazione software. Tutto si tramuta in un rumore digitale inferiore, in un maggiore rispetto dei colori, e nella possibilità di recuperare le immagini in post produzione grazie al formato RAW. Indubbiamente la scelta dell’azienda su questo è DJI Air 2S è stata vincente.
I video vengono realizzati al massimo in 5.4K (5472 x 3078 pixel) a 30 fps, con possibilità anche di scendere in 4K a 60fps a 150Mbps con un piccolo crop. I filmati possono essere realizzati a 10 bit con supporto alla ripresa HLG. Dipendentemente dalla risoluzione, sarà possibile effettuare uno zoom digitale di minimo 4X, fino a 8X.
Quest’ultimo è apprezzato, ma decisamente limitato, anche effettuando un 4X in 4K a 30fps, il rumore digitale è troppo elevato, le immagini sono sgranate e poco dettagliate; se volete effettuare un buon zoom, andate sul Mavic 2 Zoom. Per il resto i video sono eccellenti, come lo erano le immagini, presentando esattamente tutte le positività che vi abbiamo appena descritto (oltre ad una stabilizzazione sopraffina).
Il DJI Air 2S integra il nuovo APAS 4.0 per il riconoscimento degli ostacoli, un sistema che complessivamente funziona molto bene, ma che risulta essere limitato se spinto all’estremo. E’ sconsigliato l’utilizzo in boschi o in aree di questo tipo, potreste cozzare contro un ramo e rovinare così il drone. Dall’applicazione è possibile sfruttare le solite funzioni automatiche, come Dronie, Discesa, Ascesa e similari, oltre al FocusTrack. All’interno dello stesso convergono i ricercati Spotlight 2.0 (il drone tiene il soggetto al centro dell’inquadratura), Point of Interest 3.0 (ruota attorno ad un soggetto a velocità variabile) o Active Track 4.0 (segue posteriormente o in parallelo il soggetto); tutte funzioni apprezzatissime, che ampliano sicuramente le possibilità di utilizzo del dispositivo, e che presentano piccole migliorie rispetto al passato.
L’unica differenza importante riguarda i cosiddetti MasterShots, ovvero la realizzazione in automatico di un video di circa 2 minuti, il quale combina le 10 funzioni automatiche appena descritte, montando alla perfezione il filmato, e richiedendo all’utente l’inserimento della sola grafica/titolo iniziale. Un qualcosa pensato per i principianti estremi, molto bello da vedere, ma che forse vedremmo più indicato per un DJI Mini 2 (se avesse i sensori).
Il radiocomando non presenta differenze rispetto ad altri modelli del brand, ha dimensioni di 150 x 110 x 42 millimetri, ha una impugnatura decisamente ergonomica, sebbene sia abbastanza grande e pesante. Sulla superficie trovano posto tutti i pulsanti necessari per il funzionamento, la batteria è soddisfacente, in quanto garantisce 4 ore consecutive di utilizzo, prima di richiedere la ricarica tramite la USB type-C inferiore. Nella parte alta, invece, andrà posizionato lo smartphone, questi potrà avere dimensioni massime di 180 x 86 x 10 millimetri, con compatibilità garantita con ingressi USB type-C, microUSB e lighting.
Il sistema di trasmissione del DJI Air 2S è OcuSync 3.0, sono state integrate 4 antenne al posto delle due della generazione precedente, con distanza massima teorica (e limitata in Europa) a 4 chilometri. Lo streaming viene effettuato al massimo a 1080p a 30fps a 44Mbps, il segnale sfrutta le stesse frequenze del WiFi, dai nostri test in aperta campagna si potranno raggiungere 2/3 km in orizzontale e 500 metri in altezza, senza problemi; nel caso in cui vi fosse anche solo una abitazione di fronte a voi, ed il drone non volerà troppo in alto, il segnale potreste perderlo anche solo dopo 1 km.
L’applicazione necessaria per il controllo del DJI Air 2S è DJI Fly, oggi non più presente sul Play Store di Google, quindi da scaricare obbligatoriamente tramite APK. L’interfaccia non presenta novità rispetto al passato, è semplice, intuitiva e permette di raggiungere facilmente tutte le funzionalità.
Da ricordare essere presente la modalità PRO, con i parametri degli scatti personalizzabili, la scelta della messa a fuoco (anche manuale), le varie modalità di realizzazione delle immagini (scatto singolo, raffica, a tempo, panorama verticale, ampio, sfera o hyperlapse9, con la presenza del profilo DLOG-M a 10 bit in grado di immortalare fino a 1 miliardo di colori.
Nelle impostazioni, oltre alla personalizzazione dei comandi e delle frequenze radio, sarà possibile scegliere l’altezza del ritorno a casa, limitare la distanza o l’altezza, e scegliere come il drone si dovrà comportare quando incontrerà un ostacolo.
In conclusione DJI Air 2S è il drone quasi perfetto, da acquistare subito se volete un ibrido tra la serie Air e la Pro, anche se già possedete il vecchio DJI Air 2. I miglioramenti del sensore sono troppo marcati da passare inosservati, sebbene comunque questa differenza non si risenta nelle modalità di ripresa, nei MasterShot o nell’APAS 4.0 (ancora da perfezionare).
Le nostre prove sono racchiuse nella seguente videorecensione, poco più sotto trovate infine tutti i punteggi.
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