Il DJI Mini 2 debutta ufficialmente sul mercato mondiale con un prezzo maggiorato rispetto alla generazione precedente, sono difatti necessari 100 euro in più per acquistare la versione base, partendo da 499 euro, per arrivare fino a 599 euro con la Fly More Combo, ma con un nuovo radiocomando e la possibilità di registrare in 4K a 30fps.
Esteticamente il drone ricalca quanto già visto in passato, non presenta particolari novità, è realizzato quasi interamente in plastica grigia, con la classica colorazione di casa DJI. Le dimensioni sono uno dei suoi punti di forza, da chiuso misura solamente 140 x 82 x 57 millimetri, con un peso di 242 grammi (incluse microSD, batteria e eliche); potendo rientrare entro i 249 grammi previsti dalla normativa, permetterà l’utilizzo anche senza aver sostenuto il patentino.
Nell’eventualità in cui dovessimo prendere in considerazione le eliche, una volta aperto raggiunge 245 x 290 x 55 millimetri; un prodotto facilmente maneggevole, leggerissimo da trasportare e comodo per ogni evenienza. Chiaramente per cercare di alleggerirlo il più possibile, DJI ha dovuto mettere mano alla qualità delle plastiche, a tratti può sembrare leggermente “plasticoso”.
Nella parte inferiore è posizionato il pulsante di accensione con i LED che certificano la carica della batteria, nonchè l’unico sensore per l’atterraggio/decollo, anche il DJI Mini 2 è completamente esente da sensori di alcun tipo, l’utente volerà alla cieca, o meglio a vista, senza alcun ausilio tecnologico.
Posteriormente invece si trova la USB Type-C per il collegamento ad un computer o la ricarica, con slot per la microSD (fino a 256GB) poiché non è presente memoria interna, in aggiunta all’alloggiamento per la batteria. Quest’ultima è stata ridotta in capacità, raggiunge 2250 mAh, ma nonostante ciò permetterà un utilizzo medio di circa 25 minuti di volo (anche se dipenderà molto dalle condizioni atmosferiche), sebbene DJI sostenga 31 minuti effettivi, leggermente sovrastimati.
Il DJI Mini 2 presenta motori più potenti rispetto alla generazione precedente, ciò permetterà un utilizzo anche in condizioni atmosferiche avverse, con un vento di scala 5 (velocità di 8,5/10,5 m/s), e soprattutto di raggiungere velocità orizzontali ed ascensionali maggiori, in particolare parliamo di 57,6 Km/h in modalità Sport e di 3,5 m/s in salita/discesa, passando a 36 km/h in modalità Normale.
Una maggiore potenza, senza aver modificato il peso del prodotto, consegue anche una reattività più scattante ed in alcuni casi difficilmente controllabile. A conti fatti abbiamo testato quanto sia “facile” rischiare di andare a sbattere se non avete la giusta esperienza, e volete provarlo subito in spazi relativamente ristretti, basta toccare lievemente la levetta che il DJI Mini 2 scatta in avanti, lasciandovi poco margine per rimediare all’errore, data anche l’assenza di sensori. Provate e riprovate in campo aperto prima di addentrarvi in ambienti più “ostici”, e non datelo in mano a persone particolarmente inesperte.
Il posizionamento satellitare vanta anche Galileo, per una precisione ancora maggiore nella visualizzazione su mappa, mentre anteriormente è stato rinnovato e potenziato il sensore.
Questi è un CMOS da 12 megapixel, dimensioni 1/2,3″, con angolo di visuale a 83° da 24 millimetri, apertura F2.8 e messa a fuoco da una distanza minima di 1 metro. Gli ISO possono essere variati tra 100 e 12800, con tempo di posa massimo di 60 secondi, nonché velocità di scatto tra 4 e 1/8000 di secondo.
Le immagini vengono scattate al massimo a 4000 x 3000 pixel, i colori sono più saturi del Mavic Mini, ma non perdono in dettaglio, sono risultate essere molto nitide e con un intervallo dinamico forse leggermente limitato. La temperatura del colore è ottima, non particolarmente fredda, ed una resa complessivamente soddisfacente o migliorata.
L’unico aspetto negativo riguarda il rumore, basta una zona d’ombra o un piccolo zoom sull’immagine che si notano imperfezioni, che crescono di volta in volta con la riduzione della luminosità. A conti fatti erano attese, poiché a tutti gli effetti parliamo di un drone entry level, ovvero il più basilare possibile.
Molto interessante è la possibilità di affidarsi al salvataggio degli scatti RAW, nonché la modalità AEB (Auto Exposure Bracketing), la quale effettuerà 3 scatti differenti con altrettante esposizioni, combinandoli poi in un’unica immagine, proprio per superare la limitazione legata all’intervallo dinamico. Dall’applicazione, che ricordiamo essere la DJI Fly già vista su DJI Mavic Air 2, sarà inoltre possibile attivare immagini temporizzate (le quali non verranno combinate in un timelapse), ma anche entrare direttamente in modalità PRO per il controllo manuale di ISO e tempi di posa. Assente, purtroppo, l’HDR automatico.
Le ultime modalità da segnalare riguardano i Panorami, qui troviamo il classico 180°, il circolare ed il grandangolare, tutti realizzati in autonomia dal DJI Mini 2, anche se poi bisognerà visualizzarli direttamente dall’applicazione stessa.
I video sono realizzati al massimo in 4K a 30fps, con possibilità di attivare zoom 2X, completamente digitale. Nell’eventualità in cui si volesse scendere al FullHD a 60fps, sarà inoltre possibile optare per uno zoom 4X, combinato del suddetto 2X e di un altro 2X grazie allo sfruttamento dell’ampiezza del sensore stesso.
La resa dei filmati è decisamente superiore a quanto visto su Mavic Mini, sia in termini di stabilizzazione, di intervallo dinamico, che di fluidità della ripresa stessa. Il dettaglio è molto interessante, la nitidezza è sublime ed il rispetto dei colori più che accettabile. L’unico problema riguarda sempre il solito rumore che notiamo nel momento in cui cala la luminosità.
Essendo assenti i sensori, non sarà possibile effettuare active track, le uniche modalità particolari riguardano i Quickshot, raggiungibili in FullHD.
Il radiocomando è l’ultima grande novità di DJI Mini 2, prende quanto di buono visto su Mavic Air 2 e porta con sé il sistema di trasmissione OcuSync 2.0, abbandonando il WiFi del Mavic Mini. In questo modo riusciamo ad avere un segnale più stabile, preciso ed affidabile, con una portata teorica di 6km in orizzontale e di almeno 500 metri in verticale. La stabilità del segnale rende la vita molto più facile nell’utilizzo in ambienti “ristretti”, poiché non basterà un insieme di piante o qualche abitazione a ridurre l’intensità, ma ci vorrà ben altro. Davvero ottima la soluzione pensata da DJI.
Meno interessante è il radiocomando stesso, l’ergonomia e l’insieme di pulsantistica è perfetta, la cosa che fa storcere il naso sono le dimensioni, poiché ha un peso di 400 grammi ed è effettivamente più grande del drone. A questo punto sembra essere un leggero controsenso, pensare di acquistare il DJI Mini 2 perché piccolo e portabile, e ritrovarsi con un radiocomando troppo ingombrante.
Ad ogni modo integra una batteria da 5200mAh, che ha una durata complessiva di 5 ore, e permette il posizionamento di smartphone con dimensione massima di 180 x 86 x 10 millimetri, con presa microUSB, lighting o type-C. Il liveview è possibile a 720p con una latenza massima di 200ms.
In conclusione DJI Mini 2 è il drone da consigliare a tutti, ma non a tutti (scusate il gioco di parole). I passi in avanti rispetto alla generazione precedente sono tantissimi, sia in termini di qualità di registrazione video/scatti fotografici, che di potenza o di affidabilità della trasmissione radio. Il prezzo fa storcere leggermente il naso, e soprattutto la presenza di motori più potenti (abbinata all’assenza di sensori) lo rende più difficile da governare, se non si ha la giusta esperienza o manualità, ma a meno di 249 grammi non potevamo pretendere di più.
Di seguito trovate la nostra videorecensione ed i punteggi riassuntivi del prodotto.
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