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Recensione Dying Light 2: Stay Human – tanti zombie, parkour e divertimento

Dying Light 2: Stay Human è il seguito di uno dei titoli di zombie più iconici della scorsa generazione, caratterizzato da uno sviluppo negli anni travagliato, ma che comunque riesce a tenere incollato l’utente allo schermo per molte ore, infarcendo l’esperienza di tanti zombie, parkour ed ovviamente divertimento. Scopriamolo assieme nella nostra recensione completa.

 

Trama

Lo stacco cronologico dal primo capitolo consiste in circa 20 anni, il gioco è a tutti gli effetti da considerarsi un sequel, però staccato dal Dying Light originario, cambiano infatti la città ed il protagonista. Come ormai avrete intuito, il mondo è stato colpito da un virus che ha portato gli essere umani a trasformarsi in veri e propri zombie, amanti della vita notturna e pronti ad uccidere i superstiti. Proprio quest’ultimi hanno dovuto adattarsi nel corso del tempo, creando una nuova struttura sociale, organizzando le varie e città, portando alcuni ad adottare uno stile di vita particolare.

La maggior parte delle persone si è chiusa letteralmente in piccole roccaforti, pochissimi hanno assunto il ruolo del pellegrino, ovvero individui che si spostano continuamente di città in città, ma che spesso sono pericolosi criminali ed assassini, da cui è meglio diffidare. Aiden Caldwell è appunto un pellegrino, ed è il personaggio che interpretiamo nell’immersiva visuale in prima persona, un giovane alla ricerca della sorella Mia; i ricordi della vita passata sono frammentati e confusionari, ricorda solo di essere stato sottoposto a esperimenti scientifici, ed il nome del dottore che lo ha martoriato. Seguendo questi pochi indizi, giunge alle porte di Villador, comunemente definita “La Città”, un abitato apparentemente tranquillo, ma con una struttura sociale sull’orlo del collasso.

In questo luogo si svolgerà l’intera esperienza di gioco, una storia molto lunga (servono almeno 40 ore di gameplay per completarla), dalla trama in sé abbastanza avvincente e convincente. La narrazione segue molto bene il gameplay ed accompagna il consumatore con un numero elevatissimo di dialoghi a scelta multipla, che in piccoli casi portano ad esiti differenti, ma solo nel breve termine (non abbiamo diramazioni importanti o più finali da scoprire). Le variazioni dalla storia principale sono innumerevoli, sebbene si notino tagli importanti che in alcune occasioni lasciano abbastanza spiazzati; nonostante tutto, l’arco narrativo ha convinto in quanto ricco ed avvincente, con dialoghi mai banali o elementari e ricchissimi di informazioni che fanno da contorno alla vicenda. Peccato solamente non sia stato doppiato in Italiano.

 

Grafica

Dying Light 2: Stay Human lo abbiamo testato su Xbox Series X, non abbiamo mai notato cali di frame rate o difficoltà particolari da segnalare. Villedor è bellissima da vedere, il level design è pressochè perfetto, ed abbiamo apprezzato fortemente i dettagli, i giochi di luce, i tanti colori che contraddistinguono i numerosi palazzi che compongono l’ambiente, o anche semplicemente i riflessi negli specchi d’acqua. In termini d’impatto l’approccio allo scenario di gioco è veramente ottimo, ogni minimo particolare è curato alla perfezione, come anche i modelli dei nemici, o dei personaggi, che incrociamo nelle corse sfrenate.

I difetti nascono nei combattimenti e negli spostamenti in generale; nel primo caso le parate o le schivate non sempre entrano, nonostante vengano effettuate con il giusto tempismo, ma anche i nemici effettuano mosse troppo velocemente. Discorso simile per il parkour, sebbene si presti la massima attenzione, Aiden non sempre si aggrappa correttamente alla superficie desiderata, o inciampa su oggetti quasi inesistenti. La sensazione è di “perdere” leggermente il controllo, capita raramente, ma può succedere.

Stile di gioco e Gameplay

Dying Light 2: Stay Human nasce come un open world con visuale in prima persona, gli aspetti predominanti riguardano l’esplorazione e la componente ruolistica, con una forte progressione del personaggi. Per spostarsi all’interno della grandissima ambientazione, il personaggio non può fare affidamento su alcun mezzo, ma solamente sulle proprie gambe e mani; il parkour all’ennesima potenza permetterà di saltare tranquillamente da un edificio all’altro, sfruttando qualsiasi appiglio e piattaforma, o atterrando su comodissimi cuscini, per evitare di sfracellarsi al suolo nei salti dalle grandi altezze. Il ritmo molto alto porta ad un’azione sfrenata, e ad una corsa che non lascerà mai respirare un secondo il giocatore.

In Villedor troviamo 3 fazioni differenti in un’eterna lotta interna, con le più importanti rappresentate da I Sopravvissuti (con sede al Bazar) ed I Pacificatori (il gruppo che punta ad una struttura sociale militare), senza dimenticarsi dei banditi, rappresentati dai cosiddetti Rinnegati. Nell’esplorazione della città arriveremo a sbloccare strutture importantissime per un singolo distretto (come una torre idrica, ad esempio), le quali dovranno essere assegnate ad una fazione; dipendentemente dalla scelta effettuata, otterremo un bonus permanente, optando per i Sopravvissuti avremo una maggiore concentrazione di appigli e cuscini per il parkour, mentre i Pacificatori provvederanno a disseminare le trappole. Prendere una strada piuttosto che l’altra è assolutamente indifferente per la storia in sé, avrà solamente effetto su quanto appena indicato.

I nemici saranno in alternanza i membri delle varie fazioni, a cui si aggiungono gli infetti, con interessanti boss fight, pronte a sbloccare ricompense molto succulenti. Importante è anche il momento temporale della giornata, nelle ore diurne gli infetti si trovano rinchiusi negli ambienti bui, di notte l’esatto contrario (oltre ad essere più potenti); ecco allora che l’esplorazione di determinati luoghi chiusi sarà preferita con il favore delle tenebre, prestando però attenzione a non essere scoperti dagli Urlatori, in caso contrario ha inizio una caccia sfrenata. Aiden è infetto, e l’assenza di luce ne acuisce gli effetti, per questo dovremo prestare attenzione a recarci entro 5 minuti in un rifugio con protezione di luce UV, o in caso contrario assumere funghi allucinogeni/farmaci in grado di prolungare l’immunità.

La progressione del personaggio è eccellente, ed è sostanzialmente composta da due ramificazioni di talenti: parkour e combattimento. In entrambi i casi impareremo nuove mosse, capacità e possibilità di salto, progredendo nelle missioni e negli obbiettivi da sbloccare in Villedor. In parallelo, potremo cercare nell’ambiente i cosiddetti Inibitori, da reperire in apposite casse GRE, da utilizzare per migliorare il Vigore o la salute massima. La componente ruolistica la notiamo nel profondo sistema di crafting, di raccolta oggetti e di potenziamenti vari; la gestione dell’equipaggiamento è molto classica, con un buone campionario di vestiario personalizzabile, con l’aggiunta della possibilità di creare farmaci, oggetti e simili. Una buonissima varietà di scelte, che rende l’esperienza plasmabile in relazione alle necessità/richieste del giocatore.

combattimenti non raggiungono mai un livello di difficoltà particolarmente elevato, le azioni stealth sono praticamente inesistenti, con sfide alla portata di tutti; nonostante le mosse imparabili siano moltissime, abbiamo in effetti notato che nella maggior parte dei casi riusciamo a cavarcela schivando e colpendo (raramente parando), rendendo inutile tutto ciò che abbiamo imparato con i talenti sbloccati. Ciò non sta a significare che il tutto sia troppo semplice o noioso, poiché le armi utilizzabili sono tantissime (e si deteriorano nel tempo), sono potenziabili con l’aggiunta di componenti, ed i nemici sono abbastanza varia; riteniamo solamente abbastanza basso il livello di sfida generale.

 

Dying Light 2: Stay Human – conclusioni

In conclusione Dying Light 2: Stay Human è un titolo dal grandissimo potenziale che necessita di qualche patch di aggiornamento per riuscire ad esprimerlo al meglio. Allo stato attuale l’esperienza è complessivamente gradevole, con un comparto grafico leggermente traballante, ma in grado di dimostrare il grandissimo lavoro svolto dai ragazzi Techland nella definizione di ambientazioni incredibili e dettagliate. Il gameplay è ottimo sotto molteplici punti di vista, a partire dal parkour o dalle differenze tra giorno e notte, accompagnato da un sistema di crafting e progressione del personaggio, altrettanto soddisfacenti. I suoi punti di forza sono proprio rappresentati dall’enormità delle missioni richieste per il completamento (longevità incredibile), dal suo essere particolare ed in grado di distinguersi dalla massa di open world che negli ultimi anni hanno visto la luce.

Dying Light 2: Stay Human

62 euro
8.3

Trama

7.5/10

Grafica

8.5/10

Gameplay

7.5/10

Longevità

9.5/10

Ambientazioni

8.5/10

Pros

  • Ambientazione eccellente
  • Uno dei più longevi del mercato
  • Progressione efficace e sensata
  • Sistema di crafting ben congeniato
  • Tanta azione e ritmo sfrenato

Cons

  • Da migliorare nei combattimenti
  • Migliorabile l'approccio al parkour
Denis Dosi

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