Song of Iron è un gioco che si discosta completamente dalle importanti produzioni delle software house più famose, le quali impiegano decine di sviluppatori nella realizzazione anche di poche scene. La Restling Relic, infatti, è composta da un solo elemento, parliamo di Joe Winter, un impavido (e testardo) sviluppatore che, nel corso di soli 2 anni, è riuscito a realizzare un discreto titolo a scorrimento orizzontale con tema norreno.
L’esperienza con Song of Iron vi metterà nei panni di un guerriero, il cui obiettivo è di vendicare la propria tribù, perita tragicamente nel corso di un attacco da parte di un clan rivale. La nostra assenza ci ha permesso di sopravvivere, ma ora è tempo di vendetta, ed inizieremo un viaggio nel corso del quale faremo giustizia distruggendo (ed uccidendo) chiunque troveremo sul nostro cammino.
I dialoghi sono pressoché inesistenti, è assente la lingua italiana, tutto si concentra sull’azione, ed un ritmo incalzante che non si concede nemmeno una pausa. La longevità rappresenta uno degli handicap più importanti, il titolo si può giocare interamente in circa 3 ore di avventura, ma è anche vero che il costo non è poi così elevato, parliamo di 19,99 euro sul Microsoft Store.
Ciò che convince è invece l’ambientazione generale, lo sviluppatore è riuscito a catturare la nostra attenzione sin da subito con l’affascinante stile cinematografico, ambientazioni nordiche, cupe ed intriganti, che spingono continuamente a procedere nell’avventura, nel tentativo di capire cosa possa accadere nel passo successivo. La storia, attenzione SPOILER in arrivo, non finisce, infatti al termine del gioco campeggia una scritta “To Be Continued” che può lasciare l’amaro in bocca, ma che allo stesso tempo fa ben sperare per quanto riguarda il futuro, l’idea pare proprio quella di un seguito o comunque di un nuovo capitolo.
Giocando con Song of Iron non possiamo che tornare con la mente ai classici platform, l’avvicinamento al titolo è immediato, non necessitiamo di Tutorial o spiegazioni avanzate su come raggiungere determinate azioni. Il personaggio non dispone di abilità particolari da potenziare (se non pochissime), ha tra le mani un’arma (che può essere una spada, un’ascia o simili), ha una faretra ricolma di frecce e di arco, per finire con lo scudo da utilizzare per proteggersi dagli attacchi nemici.
Le uniche soluzioni che possiamo raggiungere con i tasti del controller, riguardano uno o più colpi veloci, il più potente colpo caricato, una eventuale spinta con il piede per far cadere il nemico, per finire con il lancio dell’arma. Quest’ultima è forse l’azione più complicata, in quanto richiedere una mira notevole, ma allo stesso tempo letale, con un solo colpo è possibile uccidere i nemici. Se utilizzerete invece le frecce, potrete ovviamente direzionare il lancio; il movimento del personaggio è, ovviamente, solo in 2D, con la possibilità di saltare, parare o rotolare.
Avete notato tutta la semplicità del titolo, un gameplay a tratti elementare (forse fin troppo), ma che allo stesso tempo guadagna moltissimo in intuitività e possibilità di interazione immediata. Nel corso dell’avventura potrete trovare dei pezzi speciali di armatura, che permetteranno di potenziare poche abilità del personaggio, come ad esempio una corsa più rapida, infiammare l’arma utilizzata, oppure anche infliggere semplicemente un quantitativo di danni maggiori.
Il sistema di combattimento, e l’intelligenza artificiale dei nemici, alla lunga può sembrare monotono e monocorde, non riesce a garantire qual salto qualitativo, che ci saremmo aspettati, restando perennemente sul medesimo livello. Discorso diverso per l’esplorazione e per le difficoltà che incroceremo; di base sarà necessario spostare delle casse, per riuscire a proseguire, ma apprezziamo il voler “mettere il bastone tra le ruote” all’utente, proponendo serie di trappole da superare con attenzione. Qui esce l’anima platform di Song of Iron, sarà necessario cogliere il momento esatto, per non perire sul colpo, oppure sarà necessario esplorare la mappa (seguendo percorsi obbligati) per raggiungere chiavi da utilizzare per sbloccare l’area successiva.
L’aspetto grafico di Song of Iron è quasi marginale, si nota l’essere stato sviluppato da un singolo individuo, sopratutto in termini di dettagli e precisione. Per limare questi piccoli difetti, Winter ha giocato tutto sull’ambientazione e, come vi dicevamo prima, sullo stile cinematografico; l’atmosfera norrena risolleva fortemente la situazione, l’impatto è notevole, e fa chiudere un occhio ad alcune piccole mancanze nei dettagli. Una menzione speciale per la colonna sonora, una gemma rara su titoli di questo tipo, tale da spingere alcuni utenti all’acquisto, proprio solamente per poterne godere appieno, assolutamente pregevole.
In conclusione Song of Iron è un titolo che convince, con tutte le premesse del caso, e che consigliamo agli amanti delle esperienze a scorrimento orizzontale, con forti richiami ai platform. Eccellente l’ambientazione, più che buona l’idea e l’attuazione complessiva; da rivedere invece la longevità, le meccaniche di combattimento ed in parte il prezzo, 19,99 euro per 3 ore di esperienza, senza motivazioni di rigiocabilità, potrebbe spingere all’acquisto solo quando in promozione.
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