Tales of Kenzera: Zau non è il classico metroidvania, ma un titolo nel corso del quale vi ritroverete a tutti gli effetti a compiere un viaggio, limitando di molto la complessità del genere, ma focalizzando quasi interamente la propria attenzione sulla storia e sullo sviluppo della stessa, nel corso della quale il personaggio si ritrova a fare i conti con la perdita del padre. Scopriamolo meglio da vicino con la nostra recensione completa.
E’ proprio la trama, il costrutto narrativo, il fulcro dell’intera esperienza di Tales of Kenzera: Zau, con un forte richiamo ed elogio alle tradizioni africane, ci ritroviamo ad impersonare Zau, un giovane sciamano che sta facendo i conti con la scomparsa di suo padre (chiamato baba), momento nel quale decide di evocare Kalunga, il dio della morte, con un chiaro intento: riprenderselo. Da questo momento inizia una vera e propria avventura che ci accompagnerà in boschi, villaggi, deserti e paludi, con la quale esploreremo a fondo la tradizione della cultura bantu.
La colonna sonora è iconica e ben congeniata, gli stessi doppiatori parlano in lingua kiswahili, ma ciò che rende l’esperienza più coinvolgente è lo splendido doppiaggio di Abubakar Salim in lingua inglese. Una voce soave che saprà guidarci nell’avventura, con testi comunque disponibili anche in italiano.
Graficamente lo stile cartoonesco, nella nostra prova su PS5, offre una abbastanza fedele riproduzione della zona subsahariana dell’africa, con un impatto visivo piacevole ed unico nel proprio genere. Le ambientazioni sono ricreate in 2.5D, con sfondi ben realizzati, precisi e colorati, con il chiaro intento di cercare di fondere la cultura Bantu con l’esperienza, riuscendo perfettamente nel proprio intento. Eccellente anche la pulizia del titolo stesso, non abbiamo notato rallentamenti o lag di sorta, con frame rate sempre stabili in tutta l’avventura (che è durata all’incirca 15 ore), e nessun tentennamento.
Tales of Kenzera: Zau nasce come metroidvania che affonda le radici del gameplay nel dualismo delle maschere: del Sole e della Luna. Nel corso della partita si accumulerà Ulogi dai nemici sconfitti, che potrà essere utilizzato per sbloccare nuove abilità sui vari alberi, dedicati rispettivamente ad ogni maschera. Le abilità sono ad ogni modo abbastanza limitate, sin da subito Zau può eseguire il doppio salto e il dash, andando a stravolgere completamente ciò che solitamente siamo abituati a vedere nei metroidvania.
Ciò che manca è anche l’esplorazione, fulcro del genere, l’avventura è sufficientemente lineare con qualche piccolo accenno al backtracking, ma senza spingere l’utente alla necessità e l’impellenza di fare un passo indietro per recuperare oggetti o amuleti di vario genere. Tornando a parlare delle maschere, queste possono essere scambiate sia in combattimento che durante l’esplorazione, utili per superare le arcigne difese dei nemici (limitati nel tipo), ma anche per raggiungere determinate aree, che altrimenti sarebbero risultate irraggiungibili con l’altra maschera. Come avete potuto capire è un dualismo che offre un minimo di versatilità dell’avventura, senza però riuscire a raggiungere (volutamente) quella complessità che troviamo nei metroidvania.
In conclusione Tales of Kenzera: Zau è sicuramente uno dei migliori esponenti della propria categoria, non tanto per quanto riguarda gameplay e tutto ciò che circonda la spensieratezza nell’esplorazione di Kenzera, quanto proprio nell’essere stato in grado di fondere perfettamente un costrutto narrativo molto solido e ben raccontato, aprendo le porte verso il mondo millenario, e per molti inesplorato, della fantastica cultura Bantu. Proprio quest’ultimi due aspetti valgono sicuramente la spesa.
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