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Recensione The Dark Pictures: House of Ashes: grafica e storia al top

The Dark Pictures: House of Ashes rappresenta il terzo capitolo di una delle saghe videoludiche più amate dagli utenti appassionati dello stile cinematografico che contraddistingue le produzioni dello studio Supermassive Games, dopo i primi due episodi, Men of Medan Little Hope. Disponibile ufficialmente per tutte le console (anche next-gen), il titolo è acquistabile singolarmente al prezzo di listino di 29,99 euro.

 

Trama

La storia prova a raccontare, in un perfetto stile horror, un periodo non propriamente felice (e purtroppo molto recente) del nostro mondo. L’intero capitolo è ambientato nel 2003, pochi anni dopo la caduta delle Torri Gemelle, in Iraq, più precisamente in un distaccamento di Marines, al cui comando troviamo Rachel King, un’agente della CIA infatuata di un soldato della base (e della squadra).

In anticipo rispetto al ruolino previsto originariamente, arriva Eric King, il marito (tradito) della stessa Rachel, ideatore di un importante strumento (chiamato Kletus) in grado di scandagliare il terreno, per scovare bunker segreti. L’obbiettivo è uno solo, trovare il prima possibile le scorte di armi chimiche di Saddam Hussein, per evitare che i reduci dell’esercito possano utilizzarle.

La narrazione propone un andamento duale, ovvero mostra anche la storia parallela di chi si trova dall’altra parte, individuata in Salim, un soldato la cui vita viene completamente stravolta, nel giorno del compleanno del figlio, in cui pensava di poter finalmente appendere, anche solo per 24 ore, la “divisa al chiodo”.

Le due parti si danno battaglia in una fattoria, luogo predetto da Kletus dove si dovrebbe trovare la scorta di armi, ma che invece nasconde un segreto molto più grande (ed ignaro ad entrambi gli schieramenti). Sotto i loro piedi si trova un tempio sumero, al cui interno si annida una creatura (secondo la leggenda un demone), pronta ad uccidere chiunque gli si parerà davanti. I personaggi si dovranno muovere rapidamente tra innumerevoli cunicoli bui, caverne ornate e monumenti in rovina, guardandosi sempre le spalle, in quanto il pericolo è dietro l’angolo.

La narrazione ha subito una svolta incredibile rispetto a quanto visto con gli scorsi episodi, il tema segna ancora una volta la grande predilezione del team di sviluppo verso le leggende e quanto il passato ha in grado di offrire, mischiando la storia con vicende realistiche e più vicine a noi. La direzione artistica è sopraffina, il risultato finale è decisamente sublime, lo stile ricorda chiaramente le pellicole cinematografiche più rinomate, senza nulla togliere o presentare defezioni degne di nota.

La scrittura ed i dialoghi sono assolutamente ben fatti, il doppiaggio aggiunge il pathos e l’atmosfera che potrebbero mancare per i più esigenti, con discorsi mai banali o ridondanti.

 

Grafica

Il comparto tecnico è uno dei più grandi pregi di The Dark Pictures Anthology: House of Ashes, gli sviluppatori hanno lavorato tantissimo per mettere nelle mani degli utenti un titolo con riproduzioni sempre più fedeli e dettagliate (senza cali di frame rate), ed il risultato finale è decisamente soddisfacente. Ciò che apprezziamo maggiormente è stata appunto la capacità di portare sullo schermo uno spaccato della situazione attuale, puntando moltissimo sulla fantastica grafica next-gen. I dettagli, la nitidezza e la precisione sono sublimi, se non per qualche piccolo difetto nelle texture e nei passaggi di scena.

Nel capitolo corrente il personaggio di Hollywood è Ashley Tisdale, l’agente della CIA Rachel King, la riproduzione del volto è decisamente fedele alla realtà, in ogni singola sfumatura e espressione. Nel plot avrebbe però meritato un ruolo più importante, assume un ruolo più centrale il marito, Eric King, il quale è il fulcro per molte delle scelte (attenzione a non farlo morire troppo presto) che si andranno effettivamente ad effettuare.

La colonna sonora segue l’eccellente taglio cinematografico del titolo, accelerando nei momenti giusti, con effetti sonori che accrescono il livello di tensione. L’esperienza complessiva si discosta leggermente dall’horror che noi tutti conosciamo, restando davvero fantastica.

 

Gameplay

Il gameplay assume un ruolo decisamente marginale nel mondo della Dark Pictures Anthology, lo stile di gioco resta esattamente sulla stessa lunghezza d’onda dei capitoli precedenti, portando l’utente ad effettuare scelte per indirizzare i rapporti interpersonali tra i personaggi, oppure premere i pulsanti al momento giusto per aiutarli nella fuga, nei combattimenti e simili.

Tutta la narrazione punta molto sui cambi di prospettiva dei vari personaggi, nel momento in cui cadranno nell’antico tempio, questi verranno separati, dando origine a storie “diverse” tra loro (almeno inizialmente), con continue variazioni che permetteranno di seguire le loro vicende di volta in volta. L’idea è apprezzata, una soluzione più che ottima per accrescere l’immersività ed il coinvolgimento, per vivere in prima persona tutti i loro sentimenti e stati d’animo.

Più importanti sono i rapporti interpersonali, la caratterizzazione dei personaggi è magistrale, nelle svariate ore di gioco ci siamo ritrovati ad amare/odiare alcuni comportamenti, sperando ad esempio che Eric e Rachel potessero tornare assieme, o che altri soldati “tornassero” al proprio posto. Ogni scelta effettuata valorizzerà alcuni tratti distintivi, incrementando (o distruggendo) il rapporto tra i soggetti. Tutto è nelle mani del giocatore, anche letteralmente le loro vite, i finali raggiungibili sono diversi tra loro, si potrà decidere di salvarli, oppure di mandarli in contro ad una fine tutt’altro che piacevole.

L’interazione con l’ambiente è legata ai collezionabili, veri e propri segreti da scovare in oggetti che si possono raccogliere nelle ambientazioni (che permetteranno di comprendere meglio la storia alle spalle dell’esperienza), mentre lo spostamento è facilitato finalmente dalla telecamera a rotazione libera, un must-have per un maggiore coinvolgimento. Da segnalare, almeno su Xbox Series X/S, un piccolo ritardo nella rotazione, dal momento in cui viene inviato l’input con il joystick. Molto buone le tavolette, le cosiddette premonizioni, che permettono di “vedere” cosa accadrà in uno dei possibili sviluppi dell’intreccio, nulla di innovativo o di “mai visto”, ma comunque piacevole per ampliare il più possibile il gameplay.

 

The Dark Pictures: House of Ashes: conclusioni

In conclusione The Dark Pictures: House of Ashes rappresenta un titolo che non deve assolutamente mancare nella libreria degli amanti del genere, sopratutto per la grafica next-gen, ed i grandiosi miglioramenti nel plot, nella narrazione e nella caratterizzazione dei personaggi. Il gameplay è praticamente assente, può essere perfezionato, in termini di sistema di controllo vero e proprio, ma titoli di questo tipo puntano tutto sui dialoghi, la narrazione e le ambientazioni, aspetti che House of Ashes è stato in grado di migliorare rispetto al passato.

The Dark Pictures: House of Ashes

29,99 euro
8.4

Trama

9.0/10

Grafica

9.0/10

Gameplay

7.5/10

Longevità

8.0/10

Ambientazione

8.5/10

Pros

  • Grafica al top
  • Ambientazioni coinvolgenti ed evocative
  • Narrazione decisamente migliorata
  • Dialoghi e rapporti interpersonali migliorati

Cons

  • Sistema di controllo non sempre preciso
Denis Dosi

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