A The Eternal Cylinder è complicato trovare una collocazione specifica, è un gioco strano ed atipico, sviluppato da ACE Team e pubblicato da Good Sheperd Entertainment per PS4, Xbox One (compatibilità con le console di nuova generazione) e PC, ad un prezzo di listino che non supera i 30 euro.
La storia alle spalle dell’intera esperienza è ambientata su un pianeta alieno ricco di stranezze, di colori accesi e sovrastato da un grande cilindro metallico. L’intera esistenza è a rischio, il suddetto si attiva periodicamente schiacciando ogni cosa che incontra sul proprio cammino, senza lasciare scampo ai poveri abitanti (creature altrettanto strane ed uniche nel loro genere). Fortunatamente la superficie è disseminata di torri magiche, costruzioni che possono stoppare l’avanzata del cilindro, ma attivabili solamente dai Trebhum.
Qui entriamo in gioco noi, dovremo controllare una di queste creature, le quali sono caratterizzate da forme e colori atipici, sebbene siano tutte accomunate da una proboscide da utilizzare per sparare acqua o raccogliere oggetti. Trascorso un breve momento di spaesamento iniziale, l’obiettivo ultimo è chiarissimo, il nostro compito sarà di spostarci da un edificio all’altro, cercando di interrompere l’avanzata del cilindro.
Per riuscire nell’intento, creeremo una nostra squadra di Trebhum, con abilità differenti, nella quale potremo spostarci dall’uno all’altro per superare enigmi ambientali e raggiungere aree che da soli non riusciremmo a scoprire. Il filo conduttore dell’intera esperienza è un narratore esterno, che riesce a riportare un’aura di favola, senza però coinvolgere così tanto.
Il comparto tecnico di The Eternal Cylinder lascia leggermente a desiderare, sopratutto nella conta poligonale, nelle texture e nella definizione in generale. Tutti fattori che sporcano leggermente l’esperienza, senza riuscire a renderla così precisa quanto altri platform sono attualmente in grado di offrire. I suddetti handicap sono comunque limati da un’ambientazione veramente molto bella e particolare; gli sviluppatori hanno saputo giocare perfettamente con le palettes di colori (con tantissime sfumature), creando un mondo che ammalia e stupisce ad ogni passo.
Gli altri abitanti del pianeta catturano l’attenzione per la loro stranezza, peccato manchino di dettaglio, sarebbe stata assolutamente la ciliegina sulla torta. Nella nostra prova su PC non abbiamo notato cali di frame rate o difficoltà particolari, la scelta di proporre una inquadratura in terza persona con rotazione manuale della stessa, richiede un minimo di pratica, ma è complessivamente ben fatta.
La narrazione è fluida e mai troppo banale, mancano completamente le scene di intermezzo (se non rarissimi casi) che limitano la complessità dell’avventura. I dialoghi sono altresì nulli, in quanto nessun personaggio ha il dono della parola; la localizzazione, solo testuale, è in lingua italiana.
Definire The Eternal Cylinder con uno stile vero e proprio è abbastanza complesso, poiché non ha un indirizzo specifico; lo possiamo considerare un mix tra un survival esplorativo su base platform, sebbene le fasi di questo tipo siano davvero limitate dalla fisica dei Trebhum. Sono piccoli mostriciattoli dalle gambe cortissime dotati di proboscide, i salti non sono alti, e non disponendo di braccia non possono nemmeno aggrapparsi a sporgenze. Per questo lo possiamo avvicinare di più ad un survival, i combattimenti sono inesistenti, non esistono mezzi per offendere o vincere contro i pericoli che si incrociano nel pianeta, se non sparando alcuni oggetti dalla proboscide.
L’esplorazione rappresenta il fulcro centrale dell’esperienza, dovremo spostarci il più possibile all’interno di un semi open world, andando alla ricerca di oggetti da aggiungere al nostro inventario (per esempio per curare le ferite) o bacche in grado di donare superpoteri/abilità speciali, oppure nuovi Trebhum per incrementare il numero della nostra squadra. Il numero massimo raggiungibile sarà di sei, con possibilità di cambiare il personaggio controllato; ad ognuno potrà essere assegnata una abilità differente, in relazione alla bacca che verrà aspirata dalla proboscide.
La navigazione sul pianeta è gestita da un sistema di puntamento a schermo, l’obiettivo come anticipato sarà di spostarsi da una torre all’altra, individuata da una fortissima luce nel cielo. Nell’avventura abbiamo sentito davvero la mancanza di una mappa dettagliata che potesse facilitare il più possibile gli spostamenti. Ottima la gestione della squadra nel superamento dei semplici enigmi ambientali, i quali non presentano progressione di difficoltà, ma sono comunque ben fatti e mai ridondanti; il grado di sfida generale è tendente al basso, il gioco può essere affrontato da praticamente chiunque, senza problemi particolari.
Il controllo effettivo del personaggio è piuttosto semplice, sebbene comunque i comandi non siano sempre precisi. Le sessioni platform sono pressoché assenti, tuttavia il saltare anche su una sporgenza potrebbe richiedere più tentativi, non per nostra incapacità, quanto proprio per una mancanza di precisione. Avremmo sicuramente preferito una progressione del personaggio, con miglioramenti vari da acquistare con crediti o moneta locale (assenti).
Tutto è invece legato alle bacche che i Trebhum potranno aspirare con la proboscide, le quali assegneranno abilità particolari, come un salto più alto, dimensioni ridotte o variazioni dimensionali. I personaggi dalla forma circolare ne assumeranno una quadrata (o simili) per superare determinate aree o penetrare in strette fessure. Idee molto apprezzate che portano ad una profonda aleatorietà degli stage successivi, senza mai essere ridondanti o rischiando di stancare.
In conclusione The Eternal Cylinder è un indie dalle tinte assolutamente uniche nel proprio genere, che può garantire diverse ore di esplorazione quasi spensierata di un mondo affascinante e da gustare con gli occhi. L’aspetto più interessante riguarda la gestione della squadra, ovvero la possibilità di modificare la forma/abilità dei personaggi, controllandoli di volta in volta, in relazione all’ostacolo da superare. La longevità nella media è impreziosita dal suo essere un open world, sebbene comunque il backtracking sia nullo (poiché la parte restante del mondo è stata schiacciata dal cilindro) e manchino completamente i collezionabili.
Dall’altro lato della medaglia troviamo una grafica sicuramente rivedibile ed un sistema di controllo solamente sufficiente; apprezzata l’idea di rotolare per velocizzare i trasferimenti, ma l’assenza di precisione nel salto è spesso snervante.
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