The Gunk è il primo titolo realizzato in 3D da Image & Form, la software house che è stata in grado di conquistare il favore della critica (e degli utenti), con la serie Steamworld. L’action adventure è stato lanciato in esclusiva per Windows e Xbox (anche Series X/S), con presenza dal primo giorno direttamente sul Game Pass di Microsoft, scopriamolo nella nostra recensione.
Il comparto narrativo segue una linea ben precisa, ed una trama non troppo originale, sebbene sia ben congeniata e raccontata. Lo stampo è di un titolo che punta molto forte sulla narrazione, richiedendo abilità “minime” al giocatore; nel corso dell’esperienza impersoniamo Rani, una “spazzina/archeologa” spaziale che, con la sua compagna di viaggio, atterra su un pianeta dall’aura misteriosa, nella speranza di riuscire ad accaparrarsi metalli preziosi o nuove fonti energetiche.
Il personaggio è un umano, sebbene lo potremmo definire bionico, varie parti del corpo sono state sostituite da estensioni artificiali, come Pumpkin (così lo chiama la stessa Rani). Il braccio meccanico su cui sarà possibile installare i potenziamenti, e nel quale è installata una sorta di turbina adatta a risucchiare tutti i materiali che incrocerà. Una volta atterrate sul pianeta, ecco l’amara scoperta; l’intera superficie è ricoperta da una sostanza non ben definita, il Gunk appunto, che sembra risucchiare la linfa vitale della natura. Il nostro compito sarà di rimuoverla sfruttando Pumpkin, cercando di risalire alle origini dell’infestazione, in un’idea di fondo che ricorda molto quanto abbiamo visto ne “I Puffi – Missione Vilfoglia“.
I dialoghi sono localizzati in lingua inglese, con testi in italiano; in alcune occasioni sono banali e non particolarmente intrisi di significati o di sostanza, nel complesso però riescono ad accompagnare in maniera discreta l’intera avventura.
Agli sviluppatori va riconosciuto il merito di essere stati in grado di realizzare un’ambientazione eccellente, dalle tinte molto fantasy, con colori verdeggianti e creature fantastiche, veramente da sogno. Il contrasto tra il “prima ei il dopo” la pulizia, è tanto netto quanto bello da vedere. Il comparto grafico è discreto, senza riuscire ad eccellere, data la presenza di tanti piccoli difetti. Nella nostra prova su Xbox Series X, il frame rate si è mantenuto costante senza rallentamenti o particolari difetti da segnalare; le texture sono abbastanza definite, con nitidezza e dettagli più che sufficienti (chiaramente non next-gen). I modelli poligonali dei personaggi sono limitati, troppo macchinosi e “robotici”, ben lontani dalla fluidità di un essere umano o di altri modelli; stesso discorso per la rappresentazione fisica e le espressioni dei volti, sebbene abbiamo apprezzato la voglia di vita trasmessa da Rani, al netto dei propri difetti fisici.
Il level design è sufficientemente variegato, con una buona disposizione di nascondigli e scorciatoie. La difficoltà l’abbiamo notata nelle piattaforme, nonostante siano state aperte completamente, risulta “impossibile” saltarci sopra per qualche secondo. Per il resto non abbiamo trovato altri handicap, l’art direction è discreta, niente di entusiasmante.
La colonna sonora è più che azzeccata ed adeguata all’intera esperienza, i brani accompagnano alla perfezione l’avventura, con musiche che seguono il ritmo delle azioni che stiamo effettivamente svolgendo. Molto bene sotto questo punto di vista.
The Gunk è un action adventure, ovvero un titolo che mischia parti di pura azione con esplorazione, sebbene quest’ultima sia limitata. Le mappe non sono open world, né permettono di spaziare troppo; i percorsi sono sempre ben delineati, con qualche piccola variante o nascondiglio particolare. Questi sono fondamentali per scovare risorse aggiuntive, da utilizzare al banco di lavoro integrato nell’astronave, per potenziare a tutti gli effetti il braccio meccanico con nuovi accessori (o migliorare i già presenti).
L’idea di esplorare un mondo su cui, almeno i personaggi pensano, nessun essere umano abbia mai messo piede, permette di introdurre la scansione degli esseri viventi e della flora. Con il braccio, infatti, sarà possibile scansionare tutte le specie che si incroceranno, in modo da scoprirne le specifiche, le eventuali parti staccabili e gli usi. La progressione è lineare, forse troppo, come anche il grado di sfida; a conti fatti The Gunk è un titolo adatto ad ogni utente, gli enigmi da superare sono veramente semplici (solo verso la fine si complicano leggermente), tutti sono risolvibili in pochi secondi.
L’altra parte dell’esperienza è legata all’azione, non sono presenti sessioni platform, se non per saltare sulle piattaforme. Nel corso dell’esplorazione si incontrano varie aree ricoperte da gunk, il nostro compito consiste nell’aspirare la “sporcizia” con il guanto, combattendo anche le creature aliene che la suddetta “crea”. L’esperienza è piacevole e rilassante, proprio per farvi capire il ritmo che si cela alle spalle di The Gunk; i nemici non sono variegati, i pattern utilizzati sono sempre i soliti, ed il ripulire la melma è un’azione necessaria per proseguire nelle aree successive, rappresentando difatti la parte più importante e comune del gameplay.
Il rischio è di stancare e di apparire ridondante alla lunga, poiché non è richiesto davvero nient’altro, se non spostarsi da un punto all’altro, ripulire e proseguire. Il collante, ovvero la storia aliena e ambientazioni affascinanti, rappresenta l’unico motivo che spinge a proseguire nell’avventura. La progressione del personaggio è presente, tuttavia tende ad appiattire ancora di più il grado di sfida.
In conclusioni The Gunk è un titolo con una buonissima base, ovvero un ambientazione accurata e fantastica, affiancata da un gameplay più che adeguato. La progressione, ed una narrazione zoppicante, riescono comunque a proporre un’esperienza soddisfacente ed adeguata al prezzo di vendita, nonché alla presenza sul Game Pass (cosa non da poco).
Dall’altro lato della medaglia troviamo qualche bug grafico (risolvibile con una patch), un livello di difficoltà davvero troppo basso, ed una monotonia nelle azioni che può rischiare di stancare l’utente (salvata da una longevità non elevata).
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