White Shadows è il primo titolo dello studio di sviluppatori Monokel, e pubblicato da Headup Games/Thunderful solo su console di nuova generazione e PC, ad un prezzo che non supera i 20 euro. Palesemente ispirato a Limbo, il gioco ci proietta nei panni di un corvo in un futuro distopico in cui ogni singolo aspetto, edificio o immagine, trasuda di significato.
Parlare di trama e di narrazione con White Shadows è molto più complesso, gli sviluppatori hanno voluto lanciare tantissimi messaggi, lasciando libera interpretazione da parte dell’utente finale. Non è un gioco adatto ai sensibili alle tematiche scottanti, come violenza, xenofobia o razzismo, un banner viene mostrato all’avvio, sottolineando che sono tutte tematiche inserite e trattate nell’esperienza.
Questo per farvi capire il senso di oppressione ed il grigiore a cui andremo incontro fruendo della completa avventura proposta. Al netto dell’ambientazione in sé, in White Shadows interpretiamo Ravengirl un piccolo corvo che affronta un viaggio/fuga dalla propria città; la sua specie è ostracizzata, e tutto questo lo notiamo direttamente nei messaggi su cartelloni luminosi, nelle azioni dei personaggi che si vedono sullo sfondo o simili. I corvi sono il male, possono essere allontanati con la violenza, possono essere sfruttati e seviziati, questo è ciò che dice la narrazione ambientale, e la memoria non può che andare all’orribile vissuto dai nostri avi negli anni ’40 dello scorso secolo.
L’idea in sé è apprezzata ed intrigante, ciò che manca però è il messaggio di fondo; capiamo benissimo l’ambientazione, il finale è però molto carente, e non riesce a chiudere il cerchio, dando effettivamente un senso a tutto ciò che abbiamo visto. Lo possiamo considerare un viaggio in un mondo distopico, senza però nulla che possa fare da collante o spiegare cosa abbia portato ad una simile situazione.
Graficamente il titolo ricorda moltissimo Limbo, tuttavia la realizzazione tecnica è ben fatta e curata. Ogni singolo elemento è posizionato al posto giusto, con un messaggio specifico che gli sviluppatori vogliono lanciare, la cura del dettaglio è così precisa e maniacale da doverla davvero elogiare. Gli scenari non sono mai ripetuti, lo sfondo dello spostamento orizzontale è sempre diverso con aree che permettono a tutti gli effetti di capire il mondo in cui vive Ravengirl.
Il dettaglio e la definizione sono ottimi, se confrontati con il prezzo di vendita, la scelta dell’inquadratura “sporca”, paga perché lascia un voluto senso di inquietudine. Noi lo abbiamo testato su Xbox Series X/S, abbiamo solo notato qualche piccolo calo di frame rate nelle scene più concitate, risolvibile con una patch. L’aver voluto giocare con la sola scala di grigi (e neri), è l’arma in più di White Shadows, il supporto all’HDR valorizza tutti i punti luce (e ricordate, la luce è vita in quel mondo), catturando perfettamente l’attenzione in aree ben specifiche.
Eccellente e particolare è anche la colonna sonora, la scelta di adottare solamente brani di musica classica è assolutamente vincente, sapientemente adattati alle varie scene, ed azioni, che ci toccheranno compiere.
Il titolo nasce come un platform 2.5D condito con pochissimi enigmi, senza però raggiungere un livello di sfida sufficiente. L’intera esperienza è decisamente semplice, la maggior parte del tempo (la longevità è veramente ridotta) riguarderà il camminare su un percorso prestabilito, apprezzando l’ambientazione, piuttosto che passare all’azione vera e propria. Nelle rare sessioni platform si risolveranno enigmi elementari, spostando oggetti e nascondendosi da fasci luminosi o inseguitori.
Mancano completamente la progressione del personaggio e del livello di difficoltà, sotto questo punto di vista si poteva sicuramente fare di più, cercando di dividere equamente il tempo di gioco nel quale ci spostiamo da un punto all’altro, con il platform e l’azione. Il rischio di annoiarsi non esiste, proprio perché la direzione artistica e l’ambientazione in sé continueranno a fare “strabuzzare” gli occhi per lo stupore e l’attenzione al dettaglio, avremmo solamente preferito più coinvolgimento in sessioni (anche impegnative) di gioco. Il backtracking e la rigiocabilità sono nulli, non sono infatti presenti collezionabili di alcun tipo, oggetti da raccogliere, scorciatoie o similari.
In conclusione White Shadows è un titolo da giocare sicuramente, un’esperienza da ammirare per l’eccellente direzione artistica, ed il messaggio di speranza che quanto accaduto in passato, non possa succedere di nuovo. I suoi punti di forza sono proprio la narrazione ambientale e l’ambientazione in sé, oltre ad una grafica sapientemente costruita in bianco e nero, con l’ottima valorizzazione dei punti luce.
Dall’altro lato della medaglia troviamo la difficoltà di comprendere appieno il messaggio che gli sviluppatori vogliono lanciare, nonché un gameplay davvero ridotto all’osso; con piccoli accorgimenti sarebbe potuto essere un capolavoro.
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