ITER è un reattore a fusione che mira a imitare l’energia del sole. Composto da un milione di componenti e 10 milioni di pezzi, questo è considerato il più grande investimento scientifico oggi, secondo ISQ, l’azienda portoghese specializzata in supporto scientifico e tecnologico, coinvolta nel progetto dal primo momento, nell’area di competenza.
Dopo essere stato assemblato e reso funzionante, l’azienda precisa che si tratterà del reattore a fusione più grande e potente del mondo, stimato in grado di produrre 500 MW, sufficienti per illuminare 325 mila abitazioni. Il progetto internazionale coinvolge Stati Uniti, Giappone, Russia, Corea del Sud, Cina, India e Unione Europea.
L’investimento è stimato in 20 miliardi di euro e il team punta a costruire il primo reattore nucleare a fusione sperimentale, di tipo Tokamak. Sarà in grado di generare un ritorno energetico positivo, per dimostrare la sua fattibilità scientifica e tecnica della fusione nucleare come fonte di energia pulita. Allo stesso tempo, “testerà e formerà l’industria nel campo delle tecnologie necessarie per il funzionamento di un reattore commerciale di questo tipo“.
Il reattore è in costruzione nel sud della Francia e, secondo il presidente francese Emmanuel Macron, “con la fusione, l’energia nucleare può essere promettente per il futuro, offrendo energia pulita, decarbonizzata, sicura e praticamente senza sprechi“, durante la cerimonia a Saint-Paul-lès-Durance. Concorde è anche il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-In, che definisce ITER “il più grande progetto scientifico nella storia dell’umanità, un sogno condiviso di creare energia pulita e sicura entro il 2050“.
I componenti hanno le dimensioni di un edificio di quattro piani, portati da diversi Paesi, dall’India, dalla Cina o dall’Italia. I lavori di costruzione continueranno fino al 2024 e si stima che impiegheranno più di 2.300 persone.
Come spiegato dal CEO di ITER, Bernard Bigot, a differenza della fusione utilizzata dalla nuova tecnologia, crea un’energia in eccesso dall’unione di due atomi di idrogeno, producendone anche uno di elio. E non genera rifiuti durevoli, a differenza della fissione atomica (scissione di un atomo di uranio), che genera rifiuti radioattivi persistenti per decine di migliaia di anni.
Nonostante il vantaggio per cui le fonti di energia per alimentare la fusione siano estratte dall’acqua e dal litio, facilmente disponibili, ciò richiede l’utilizzo di temperature e pressioni a cui nessun materiale può resistere, cioè circa 150 milioni di gradi, equivalenti alla fusione di idrogeno nel cuore di una stella. Per spostarsi, il processo viene eseguito all’interno di un campo magnetico, che non è mai stato costruito prima. Per dare un’idea, un grammo del carburante utilizzato in questa nuova tecnica (acqua e litio) equivale a otto tonnellate di petrolio.
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