Quella delle ripercussioni sulla salute delle reti WiFi è una controversia che non sembra avere fine. Si tratta di una vera e propria battaglia che pone da un lato la salvaguardia del benessere e dall’altra il progresso tecnologico.
Il WiFi fa male davvero?
Moltissimi gli studi che dimostrano un impatto negativo col corpo umano, ancora di più quelli che dimostrano la completa mancanza d’interazione tra processi biologici e reti WiFi. A meno di non essere un medico specializzato od un ricercatore elettronico, è quasi impossibile valutare scientificamente le relative trattazioni, pertanto ognuno ha la sua opinione.
È il caso di Livio Tola, sindaco del piccolo comune di Borgofranco di Ivrea. Il Primo Cittadino, simpatizzante del Movimento 5 Stelle, ha decretato l’abolizione delle reti WiFi nelle scuole elementari e medie. A motivazione della sua scelta vi sono i risultati delle sue ricerche effettuate sul web a tal proposito: il WiFi fa male alla salute. Il sindaco dichiara apertamente di non essere contrario al progresso tecnologico, ma la tutela della salute dei suoi cittadini è al primo posto. Nelle scuole di Borgofranco la connessione Internet resterà sotto forma di rete cablata ISDN, non proprio l’ultimo ritrovato.
La problematica dell’esposizione al WiFi non riguarda solo i comuni italiani più piccoli, ma è argomento di discussione a livello globale. Proprio nel Maggio 2015, ben 209 scienziati di 39 nazioni diverse hanno rivolto un appello all’ONU affinché venissero introdotte delle restrizioni e/o regolamentazioni per l’uso delle reti WiFi poiché potenzialmente dannose, soprattutto per i più piccoli.
L’altra faccia della medaglia sono le reti mobili, ben più dannose delle reti WiFi. Quest’ultime hanno una potenza che si aggira intorno ai 30-40 milliWatt, mentre le onde emesse da un telefono cellulare arrivano a superare i 300 milliWatt. Pertanto abolire le reti WiFi dalle scuole è una manovra ad impatto quasi nullo se poi si concede di lasciare acceso il telefono cellulare durante le ore di lezione.