Le malattie non colpiscono tutte le persone in ogni modo. Ogni gene di cui siamo fatti aumentano il rischio, o diminuiscono, di imbattersi in qualcosa. L’Alzheimer, per esempio, sembrerebbe colpire con una frequenza doppie le donne rispetto agli uomini. Una variabile che aumenta di molto questa disparità è sicuramente per la maggior longevità delle suddette, ma non solo. Un nuovo studio ha collegato la differenza di ormoni tra i due sessi e la microflora intestinale.
Sembrerebbe, perlomeno osservando cavie da laboratorio, che la presenza dell’estrogeno, che di base è un ormone femminile, è legato ad un accumulo maggiore di proteine beta amiloide nel cervello, ovvero quello che viene considerato la manifestazione fisica principale del morbo di Alzheimer. Un altro aspetto particolare è che un danneggiamento della flora intestinale stessa causata da un uso di antibiotici ha aumentato i livelli proprio degli estrogeni.
Partendo da questo punto di vista, riducendo attivamente la presenza degli estrogeni dell’organismo dei topi femmine si è anche ridotto la presenza di questi cumuli. Un altro aspetto fondamentale che si evince da questo studio e che va a confermare altri studi degli ultimi anni è che la flora intestinale svolge un ruolo chiave.
Le parole dei ricercatori: “Gli estrogeni sembrano essere il motore dei cambiamenti che osserviamo nella patologia di Alzheimer, ma sappiamo anche che il microbioma sta cambiando. Quindi, c’è questo dialogo incrociato tra i due. In questo studio vediamo che i livelli di estrogeni hanno sempre un impatto sulla deposizione di amiloide. Se si elimina la fonte degli estrogeni nei topi in una fase molto precoce, la deposizione di amiloide scompare. È davvero notevole. Come interagiscono questi percorsi? E in che modo ciò porta ai cambiamenti nella funzione cerebrale? Tutto è ancora da stabilire.”
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